Siamo tutti uguali: “Scimpanzé devono avere stessi diritti bambini”

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WiseIl prof. Steven M. Wise è presidente del Nonhuman Rights Project. Ritiene che alle scimmie debbano essere concessi diritti identici a quelli della maggior parte degli esseri umani, ad esclusione, dice, dei bambini ancora nel grembo materno. Non a caso è favorevole all’aborto, ritenendolo «un diritto legale della donna». E non a caso afferma di non vedere «differenze tra suo figlio di 4 anni e mezzo ed uno scimpanzé».

Il suo obiettivo che ora si pone è quello di liberare Ercole e Leo, due scimpanzé custoditi presso la Stony Brook University, perché oggetto di studio da parte di un ricercatore. Per questo ha portato l’Università di fronte alla Giustizia ordinaria. Il prof. Wise ritiene che i due animali abbiano «dimostrato di essere autoconsapevoli, di possedere competenze linguistiche e di saper trasmettere il proprio grado di apprendimento alle nuove generazioni». Ne è convinto. Dal canto suo, Christopher Coulston, assistente del procuratore generale dello Stato di New York, ha sostenuto, in difesa dell’Ateneo, che riconoscere tutela giuridica agli scimpanzé avrebbe conseguenze giuridiche inimmaginabili: «Si tratta di specie fondamentalmente diverse», ha affermato.

Eppure lo scorso 27 maggio il giudice, Barbara Jaffe, della Corte Suprema di Giustizia, a New York, ha incredibilmente mostrato di voler prendere il caso sul serio e di non volersi quindi pronunciare subito in merito, preferendo concedersi un periodo di tempo per studiarlo con il suo staff e solo in un secondo tempo emettere una sentenza. Già l’anno scorso la Corte d’Appello, interpellata in merito, aveva dichiarato di non poter accogliere le richieste del prof. Wise, non ritenendo gli scimpanzé in grado di farsi carico delle responsabilità collegate ad un eventuale riconoscimento di «personalità giuridica».

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Il prof. Wise è però convinto che, insistendo, possa prima o poi spuntarla. Di lui colpisce l’incoerenza: non solo giudica i bimbi in grembo inferiori agli animali, ma, pur avendo insegnato in un istituto cattolico, il St. Thomas Law School, definisce la Chiesa Cattolica nemica dei diritti umani. Mentre guarda come ad un modello un altro docente, questa volta di Princeton, il prof. Peter Singer, colui che ritiene legale ammazzare i figli disabili appena nati e che nega che avere rapporti sessuali con le bestie «comporti sempre crudeltà».

In collaborazione con: nocristianofobia.org

E’ tutto nell’alveo del concetto di ‘universalità dei diritti’ che finisce per degradare in ‘indifferenziazionismo’: abbiamo gli stessi diritti, ergo siamo tutti uguali quindi intercambiabili. Il concetto che sottende il genocidio europeo in atto: si parte considerando il figlio di un africano uguale al tuo, e si finisce per pensarla alla Singer.

Ciò non toglie che gli animali abbiano diritti. Primo tra tutti quello a non essere fatti soffrire e a vivere nel proprio ambiente: ma senza l’idolatria che distorce l’amore per gli animali mutandolo in disprezzo per gli umani e infine di se stessi.