PARCO BAMBINI ASSEDIATO DA PROFUGHI PISCIONI: SINDACO PROMETTE ‘SORVEGLIANZA’

Vox
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UDINE – «Basta con i bivacchi dei profughi al Moretti, i bambini non ce li mandiamo più. Dovete restituire il parco ai cittadini!», dicono mamme e residenti che utilizzavano il parco.

Un centinaio gli udinesi che si sono recato al parco Moretti, per protestare contro il degrado portato dai sedicenti profughi pakistani ed esporre le proprie ragioni al sindaco Furio Honsell e agli assessori Pizza e Nonino.

Sindaco e assessori erano lì per spiegare a cittadini esasperati e agguerritissimi cosa sta facendo il Comune per gestire l’emergenza: nulla.

Alla fine, tra emergenza epidemia – casi di Scabbia e Tubercolosi – ritrovamento di siringhe e adulti che pisciano davanti ai bambini, il sindaco Honsell ha detto: «Tutti sperano nella bacchetta magica, ma il problema profughi per ora non è risolvibile» e non dipende dal Comune: vengono a Udine perché qui c’è la Questura.

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Si, ma tu, sindaco, fai parte del partito di governo. Sei complice del governo che ha creato la situazione. E che potrebbe risolverla con un colpo di bacchetta magica: respingere i clandestini. Perché di clandestini si tratta nel caso di Udine, visto che sono quasi tutti pakistani.

Alla fine, Honsell dà la sua ‘soluzione’: «Cercheremo di intensificare la presenza dei vigili al parco e pretenderemo che o i vigili o altre forze dell’ordine facciano un presidio diurno per evitare mancanza di decoro. Per le persone che non sono accolte in strutture, cercheremo di trovare un altro spazio per evitare che gli venga dato da mangiare al parco».

Ma i ‘volontari’ che hanno creato il degrado non vogliono mollare l’osso: «Un altro posto lo troveremo – dice Angela Lovat dell’Associazione Ospiti in arrivo, i volontari che danno la cena ai clandestini -. Siamo fiduciosi che questo porti a qualcosa di positivo per loro».

Positivo, sarebbe che gente come Angela Lovat finissero in galera per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, nonché per abbandono di spazzatura in luogo pubblico.