FIFA: dimenticate Blatter, vero obiettivo americano è il Mondiale russo

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Che la FIFA sia un organismo corrotto, da quando ha imbarcato decine di improbabili federazioni – il voto della Cayman vale come quello di federazioni storiche come Germania e Italia, favorendo una estesa corruzione – è noto da tempo. Il fatto che sia esploso improvvisamente, per mano di procuratori americani, con un intervento quantomeno ‘strano’ da parte del Ministro della Giustizia, non può essere un caso.

La motivazione principale è tentare di destabilizzare la FIFA – che ripetiamo: è una banda di ladri, ma siamo in presenza della solita guerra tra bande – per cercare di togliere il Mondiale di calcio del 2018 alla Russia. Non può essere un caso che solo ieri, con una ‘gustosa’ tempistica, il senatore John McCain, fanatico anti-russo, abbia inviato alla FIFA una lettera nella quale intimava i suoi membri ad ‘eleggere un nuovo presidente’. Uno ladro come Blatter ma che come prima decisione intervenisse a togliere i Mondiali alla Russia. Probabilmente, non avendo acconsentito, gli Usa sono passati al piano B.

Come sempre, gli Usa si sono auto-eletti ‘poliziotto globale’. Sempre il Ministro della Giustizia ha annunciato che ‘toglieranno la corruzione dal calcio’, che detto dal Paese dove la corruzione regna sovrana – quella legale – fa sorridere.

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Il fatto che quelli della FIFA siano dei delinquenti, e ci stiano ampiamente sul kyenge, non deve farci cadere nella trappola di ragionare in termini buoni-cattivi. Questa vicenda mette in luce il tentativo sempre più asfissiante degli americani di ergersi a ‘controllori globali’.

L’America usa il privilegio di avere imposto al mondo la propria moneta come quella di riserva mondiale, per costringere le banche estere a ‘rispondere’ ai propri desiderata – sia il caso di bloccare i conti russi, sia il caso di indagare su membri FIFA. Le autorità di regolamentazione degli Stati Uniti sono in grado di forzare le banche straniere (anche le nostre) ad aiutare le loro indagini. Lecite o no. Come? Se le banche non lo fanno, le autorità statunitensi le chiudendo fuori, non rifornendole più di dollari.

Nel suo libro ‘Treasury’s War’, Juan Zarate svela come i funzionari del Tesoro americano e della Casa Bianca, di cui l’autore è stato collaboratore, abbiano cominciato a rendersi conto che la “centralità del potere finanziario americano e l’influenza” facevano sì che il potere di ricatto del dollaro fosse l’asset più importante degli Usa. Più della potenza bellica.