Le vedove affrante dell’invasione

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Ci risiamo. Ogni qual volta un mezzo da sbarco di coloni affonda, parte il piagnisteo mediatico. E’ un po’ come se dopo il naufragio di una nave di vichinghi, gli inglesi si fossero dispiaciuti: e i vichinghi erano estremamente meno dannosi dei clandestini odierni.

Per carità, nessuno augura che centinaia di persone affoghino. Ma questi se la cercano: nessuno li ha imbarcati a forza, pagano. Le loro non sono ‘tragedie’, sono tentativi sfortunati di andare in un posto che non li vuole. Di occupare una terra che è già occupata. Non ‘profughi’: coloni.

I profughi sono persone in fuga dalle guerre. Li distingui perché sono famiglie: sui barconi non ci sono famiglie, sono quasi tutti uomini con qualche scudo umano giusto per stuzzicare l’animo candido di qualche zittella mediatica.

Immaginate scoppiasse una guerra in Italia – ipotesi non del tutto remota – voi uomini ve ne andreste lasciando mogli, figlie, sorelle e madri? Se si, allora sarebbe cosa buona e giusta che affogaste. In realtà, siamo in presenza di individui ben vestiti ben pasciuti in cerca di nuove opportunità, o della ‘felicità’, come ha detto l’altra vedova in bianco. Il che non sarebbe un problema, il problema è che le cercano a casa nostra: e visto che le opportunità sono in numero finito, o loro o noi. Anche perché la loro ‘felicità’ è la nostra tragedia.

Questa è gente che nel 99% dei casi, non viene qui per fuggire da guerre, ma per migliorare la propria già buona posizione nei propri paesi di provenienza.

La cosa più disgustosa è la cronaca mediatica di questi eventi: si vorrebbe scaricare la colpa sugli italiani o sull’Europa perché non sono stati abbastanza solerti nell’accoglienza. A nessuna delle menti poco eccelse del giornalismo italiano sfiora l’idea che qui, l’unica colpa, sia degli stessi clandestini: sono loro che si sono messi in viaggio, sono loro che hanno pagato l’equivalente di una piccola fortuna in termini occidentali per farlo.

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E al di là del mito del ‘buon migrante’, questi sono pronti a tutto. Sgozzano e uccidono i propri ‘compagni di barcone’ per una preghiera al Dio sbagliato.

Solo oggi, chi organizza i loro viaggi ha sgozzato e decapitato decine di cristiani copti in Libia. Proprio come avvenuto sul barcone giorni fa: strana coincidenza.

Ma le vedove affrante dell’invasione piangono. Volete smettere di piangere? Blocco navale in Libia.

Ma qui neghiamo in modo radicale lo stesso basso sentimentalismo dei media di distrazione di massa: se qualcuno che ti invade non arriva, non è un tuo problema. E’ un tuo problema quando arriva.

 

 

Fonte: Identità.com