Questa donna è stata costretta a sposare il suo stupratore afghano, che è divenuto anche il padre di sua figlia. Ha rivelato di avere abbandonati tutti i suoi sogni e speranze per il futuro di sua figlia.
In Afghanistan è normale. Come in Pakistan e India. E noi importiamo migliaia di sedicenti profughi pakistani, tutti uomini ovviamente.
Conosciuta solo come Gulnaz, la donna vive a Kabul, a 16 anni è rimasta incinta dopo lo stupro di Asadullah che è anche sposato con sua cugina.
I fratelli di Gulnaz hanno insistito che a lei non sarebbe stato permesso di tornare alla sua famiglia per la ‘vergogna’. Perché la donna in quei posti è un oggetto, anche per i fratelli.
Nulla a che vedere con la criticata ‘società patriarcale’, dove i fratelli avrebbero scannato – giustamente – lo stupratore.
E siccome la donna non era sposata con il suo stupratore, un tribunale di Kabul – tribunale di quello Stato che l’Italia finanzia, e per il quale sono morti soldati italiani – l’ha condannata a due anni di carcere per ‘adulterio’, poi aumentati a 12 anni a seguito di un ricorso.
L’unica speranza di una riduzione della pena era quella di sposare Asadullah, l’ha fatto nei primi mesi del 2013. Ora lei è incinta del suo terzo figlio.