L’oriundo Rossi è italiano, sono i Balotelli a non esserlo

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Facciamo chiarezza sulla questione ‘oriundi’ e ‘naturalizzati’. Chi nasce all’estero da genitori italiani o da figli di italiani è italiano, chi nasce in Italia da genitori stranieri è straniero. Semplice. Troppo semplice.

Oriundi in campo,polemica Mancini-Conte
“Non sono il primo e non sarò l’ultimo
a fare questo tipo di convocazioni.Que-
ste sono le regole,questo è il calcio”.
E’ la secca risposta del ct Conte al
tecnico dell’Inter Mancini, che aveva
detto (sulle convocazioni degli oriundi
Eder e Vazquez): “La Nazionale deve
essere italiana. Magari troviamo in az-
zurro un giocatore che non è italiano e
ha solo dei parenti qui”.

A Mancini aveva già risposto il tecnico
del Palermo (la squadra di Vazquez) Ia-
chini: “Franco ha la mamma italiana.Più
italiano di lui…”.

Come sempre si fa confusione. E’ evidente – o almeno lo sarebbe – che in una nazionale debbano essere schierati solo giocatori italiani, tedeschi o giapponesi. Ma l’Italia è, in questo caso, la nazionale meno ‘corrotta’.

Iniziamo con il fare chiarezza su cosa significhi essere italiani. Sicuramente non sono italiani Barwuah detto Balotelli, Ogbonna e Okaka. Eppure nessuno ha detto nulla, quando sono stati convocati: lo avrebbero massacrato mediaticamente.

E arriviamo al capitolo ‘oriundi’, sul quale si fa molta confusione, spesso scambiandoli con i ‘naturalizzati’.

L’oriundo – nel 1934 diversi erano i figli di emigranti italiani che giocarono e vinsero il mondiale di calcio con l’Italia in Italia – è la quintessenza dello Ius Sanguinis. Ovviamente quando è un vero oriundo e non una finzione da passaporto falso, ma questo è un altro discorso.

Lo è perché lega l’identità di un individuo al sangue che gli scorre nelle vene. Definisce italiano chi ha un genitore italiano. Altra cosa sono i ‘naturalizzati’, che sfruttano una moglie o la permanenza in un Paese per prenderne la residenza.

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Facciamo un esempio: Giuseppe Rossi è nato negli Stati Uniti, dove è vissuto fino a 12 anni, da genitori italiani. E’, tecnicamente, un oriundo. Amauri era un naturalizzato. Motta era un oriundo, come lo è Paletta. Come lo è il giocatore del Palermo Vasquez, anche se, probabilmente, con un ‘tasso inferiore’ di sangue italiano.

E’ evidente che ‘non tutti gli oriundi sono uguali’: una cosa è avere i genitori italiani, o i nonni, altra è avere un nonno (forse). In questo senso si dovrebbe analizzare la situazione volta per volta. Ma, a parte casi particolari, ogni identitario dovrebbe appoggiare la presenza di oriundi in nazionale: è il trionfo dell’identità sul concetto di globalità, del sangue sul suolo. Dello Ius Sanguinis sullo Ius Soli.

Poi c’è l’ipocrisia. Quella di chi, ben sapendo di mentire a se stesso, considera ‘italiano’ uno come Ogbonna, solo perché casualmente partorito in Italia dalla madre, e non Rossi o Motta, perché nati negli Usa e in Brasile da genitori italiani. Ma qui siamo nel campo della psicopatologia, anche se non lo ammetteranno mai.

Quindi, seppure nata da un positivo sentimento di mantenere ‘italiana’ l’Italia, la polemica è indirizzata verso i giocatori sbagliati. Non agli oriundi dovete guardare, ma ai figli degli immigrati: sono loro gli intrusi.

Ma davvero qualcuno considera la cosiddetta Francia dei Pogba (bravo giocatore africano) francese, mentre non italiana l’Italia dei Motta? Se si, avete il cervello in sciopero. O avete la sindrome da bugia patologica verso voi stessi.

Se qualcuno pensa di difendere l’identità italiana impedendo la convocazione dei Rossi, dei Motta o dei Vasquez e invece non aprendo bocca se vengono convocati i Balotelli, gli Ogbonna e gli Okaka allora è un personaggio curioso.

E non è perché sono neri, è perché non sono italiani. Altrimenti Rossi sarebbe americano. Come risolvete l’aporia?

Fonte: Identità.com