‘Profughi’: epidemia di Tubercolosi a Gorizia

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GORIZIA – Ancora tubercolosi polmonare tra i circa 250 sedicenti profughi, provenienti dall’Afghanistan e dal Pakistan, che dimorano a Gorizia. A spese nostre.
Stavolta si tratta di un clandestino afghano di 23 anni in città da circa un mese ed alloggiato insieme con altri connazionali in una struttura messa a disposizione da un volontario. A pagamento ovviamente. Ma ora si dovranno controllare decine di persone. Visto che l’uomo frequentava le strutture con gli altri 250 individui. Tutti potenzialmente infetti.

Il giovane si è presentato una prima volta al Pronto soccorso dell’ospedale San Giovanni di Dio mercoledì, ma poi se ne è andato per non voler attendere i consueti tempi lunghi richiesti dagli accertamenti del caso. Ieri mattina è tornato.

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È stata sufficiente una radiografia al torace per evidenziare – così si legge nel referto – una “lesione cavernosa di tipo tubercolare aperta”.

Contestualmente sono scattate le procedure di controllo e prevenzione epidemiologica coordinate dal responsabile del dipartimento di prevenzione dell’Ass, Gianni Cavallini. Dal momento che la Tbc si trasmette per via aerea, attraverso goccioline di saliva emesse con la tosse, saranno sottoposte a screening decine di persone, fra profughi e volontari, che possono essere venute a contatto con il giovane, il quale la sera consumava la cena nella mensa della Caritas in piazza San Francesco e poi rientrava nell’alloggio. Come in vacanza.

Ovviamente, non saranno controllati eventuali passeggeri di bus, treni, tram frequentati dall’immigrato. Anche perché è impossibile dire dove e quando il 23enne abbia contratto il bacillo di Koch, responsabile della tubercolosi.




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