Genova: 60enne paralizzato buttato in mezzo ad una strada

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Che schifo. Nessuna pietà per gli italiani

Lidio Palladino è un 60enne di Sampierdaerena ( quartiere di Genova ) che da anni è rimasto paralizzato a seguito di un’ictus. Da tempo ormai, l’uomo non riusciva a racimolare i soldi per vivere in una vera casa, e si stava accontentando del piccolo negozio di famiglia, “la Cantina dello zio”, nel quale già viveva senza luce, né acqua, staccate per morosità.

Purtroppo, l’attività è andata sempre peggio, e l’uomo non è riuscito più neanche a pagare l’affitto per il suo locale. Implacabilmente, pochi giorni fa, polizia giudiziaria e Croce d’oro si sono presentati alle 9:30 di mattina per sfrattarlo. Ed essendo Palladino impossibilitato a muoversi, per toglierlo da quel suo unico rifugio lo si è dovuto prendere e trascinare con una barella. Senza pietà, senza vergogna.

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Nessuna associazione era lì a parlare di ‘diritti umani‘, né tanto meno qualche freakkettone da centro sociale a ‘ribellarsi’.
E il Comune, guidato da un politico vicino a Sel, si è mai preoccupato della vicenda? Macché, nemmeno a parlarne. Mai uno sputo di assistenza, come spiegano, intervistati da “Il Secolo xix”, le due persone che assistevano Palladino nel negozio di famiglia. Lo stesso Comune di Genova, ci tocca ricordare, che pochi mesi fa, proprio nel quartiere Sampierdarena,si è preoccupato di sistemare 50 finti profughi in una casa di riposo appena restaurata; con ovviamente ‘vizi e stravizi’ compresi.

L’avvocato dell’uomo, David Salanitro, ha spiegato che: ” soluzioni non ve ne sono, se non quella di portare la richiesta di una casa popolare in condizioni di emergenza per affrettare l’assegnazione. Ma non sarà un iter breve”.
E anche qui bisogna ricordare, che lo stesso Comune di Genova, notizia proprio di pochissimi giorni fa, ha regalato case popolari a dei ‘rom’, perché potessero scontare i domiciliari

Preoccuparsi ossessivamente che zingari e clandestini, giovani e sani, abbiano un bel tetto sulla testa e una ricarica telefonica, e buttare in mezzo alla strada, come nulla fosse, un membro debole della propria comunità.
Sarà anche “progresso”, ma fa proprio schifo.