Terrorismo islamico: l’Austria corre ai ripari (non senza rischi)

Vox
Condividi!

ParlamentoA fronte del montante pericolo rappresentato dal terrorismo islamico, c’è chi non sta a guardare. Così il governo austriaco ha pensato bene di attrezzarsi e di metter a punto, senza tanti giri di parole, un progetto di legge riguardante la presenza islamica nel Paese. Sono 600 mila i musulmani residenti entro i confini patrii.

Il Parlamento (nella foto) dopodomani sarà chiamato a votare una revisione della vecchia legge tuttora in vigore, quella del 1912, risalente all’Impero, tollerante verso le varie confessioni riunite sotto la Corona asburgica. La nuova norma prevede invece il divieto di finanziamento estero ad organizzazioni musulmane ed alle moschee. Codifica anche il primato del diritto costituzionale sulla religione. Le associazioni islamiche hanno preannunciato ricorso contro quello che ritengono un “abuso”.

Vox

Di per sé è una buona notizia e sicuramente rappresenta uno dei primi, pochi argini erti contro un’emergenza reale. Tuttavia, qualora dovesse esser seguito anche da altri Paesi, tale provvedimento contempla un altro rischio implicito, specie considerando l’influenza spesso esercitata dai settori laicisti, atei e massoni sulle massime istituzioni: oggi tale iniziativa legislativa viene rivolta verso l’islam, ma chi garantisce che domani, in nome magari di una pretesa “par condicio”, non possa essere estesa – dalle singole Nazioni o dall’Europa – anche alle altre religioni, quella cattolica compresa? Altra domanda: se il diritto costituzionale – che è modificabile a colpi di maggioranza – prevale sulla fede, questioni bioetiche come aborto, eutanasia, fecondazione assistita con diritti annessi e connessi, quale quello all’obiezione di coscienza e via elencando, come potrebbero esser regolati in futuro? I pro-life potrebbero ritrovarsi equiparati a pericolosi “criminali”? Ed ancora: sempre nell’ottica di un’estensione dei divieti introdotti ad uso e consumo dell’islam, se vengono vietati i finanziamenti esteri alle organizzazioni confessionali, questo potrebbe un domani impedire anche al Vaticano – formalmente equiparato ad una realtà straniera per la stessa Italia – di sostenere le proprie opere ecclesiali nel mondo?

Se la norma prevale sulla fede, certi scenari configurabili, con l’aria che tira nella società contemporanea, appaiono tutt’altro che improbabili…

In collaborazione con: nocristianofobia.org