LEGAMI CON ASSOCIAZIONE CHE FA BUSINESS CON L’IMMIGRAZIONE
Ieri abbiamo pubblicato questa notizia: Vi presentiamo l’amico di Facebook di Greta Ramelli – FOTO
Nell’articolo si parlava di una certa Stefania C., detta “Tytti”, 39 anni, appartenente all’Unhcr (agenzia Onu per i cosiddetti rifugiati), che insieme alle due ‘rapite’ e alcuni loschi individui islamici gestiva – e forse gestisce – un fiorente traffico di clandestini islamici verso l’Italia e l’Europa.
Non siamo ancora riusciti a recuperare il cognome della signorina, ma grazie agli amministratori di una pagina Facebook, abbiamo recuperato il suo profilo FB:
Una delle cose interessanti del suo profilo, è la frequentazione del gruppo di una nota – e famigerata – associazione che si occupa del business dell’immigrazione, occupandosi, spesso, di presentare ricorsi per la permanenza di clandestini in Italia:
Nella foto del suo profilo, ci sono alcune delle rappresentati della rete di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina: possiamo riconoscere dalla destra dello schermo le due svampite, mentre all’estrema sinistra abbiamo la ormai nota Nawal Soufi. Le altre tre non sappiamo chi siano, una, è probabile sia la Tytti dell’Unchr:
Del resto, non ostante le smentite della Sami, che è succeduta alla Boldrini come rappresentante Unchr in Italia, il lavoro pro-Isis di ‘Tytti’ non è molto lontano da quello che l’agenzia Onu fa:
Vogliamo degli arresti. Queste ragazzine viziate hanno favorito – con il beneplacito di un governo di dementi – l’arrivo in Italia di clandestini, forse, di terroristi. Con terroristi hanno tramato.
Cosa si discute nei gruppi FB dei fanatici dell’immigrazione? Forse, come favorire l’immigrazione clandestina? La Polizia Postale, invece di sequestrare video ‘omofobi’, dovrebbe controllare chi ci porta terroristi.
tra gli amici di tytty cgerasien spunta un/una certo Nawal Syriahorra di homs che come foto di profilo ha le due oche italiane (Greta e Vanessa) con la bandiera della siria libera. Strano che uno metta nel profilo foto di altre persone no?
E’ la Nawal citata nell’articolo.