Cambi di sesso e sesso a tre (in vitro) a spese dei contribuenti

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MunagoSuccede in Estremadura, comunità autonoma del Regno di Spagna. E’ guidata da un governo con un Presidente, José Antonio Monago (nella foto assieme al primo ministro iberico, Mariano Rajoy), che appartiene al Partito Popolare. Ma, di Popolare, dev’essergli rimasto soltanto il nome. La sua maggioranza intende, entro la fine della legislatura, passare alla Storia, per esser stata la prima a legalizzare e finanziare addirittura con soldi pubblici le operazioni per il cambio di sesso, nonché la fecondazione in vitro per assicurare alle donne lesbiche e bisex il “diritto” ad essere “madri”. Al vergognoso proposito la squadra di Monago sta lavorando da quando questi, nel settembre scorso, lanciò l’idea. Ed ora il tutto sta per tradursi in un impianto giuridico, sconcertante già nel nome: “Legge sull’eguaglianza sociale e contro la discriminazione di lesbiche, gay, bisessuali, transgender, transessuali e intersessuali”. Davvero “onnicomprensiva”, quindi. Mettendo a punto anche un apposito protocollo. Ad annunciarlo, è stato il ministro regionale del Lavoro, delle Donne e delle Politiche Sociali, María Angeles Muñoz, presentando di fronte all’intera Assemblea il progetto di legge, articolatissimo, al punto da garantire anche la pubblica tutela contro la «violenza intragenere», esercitata nelle relazioni affettive tra persone dello stesso sesso, nonché assistenza giuridica, sanitaria e sociale alle vittime della «violenza omofobica e transfobica», addirittura mettendo a punto programmi speciali per proteggere lesbiche, bisex e «gruppi vulnerabili». Ad esempio, con la costituzione di uno specifico Osservatorio contro l’omofobia e la transfobia, presentato quale organo di partecipazione e consultazione, in realtà vero e proprio “tribunale del popolo” per demonizzare e colpire arbitrariamente chiunque venga tacciato di comportamenti “politicamente scorretti”, senza giri di parole, né tanti complimenti, anzi ricorrendo alla forza pubblica. Ed alle sanzioni, che possono raggiungere anche la cifra record di 45 mila euro. Un clima poliziesco degno più di una dittatura talebana che di un Occidente, sempre pronto a vantarsi d’esser la patria di ogni “democrazia”…

Ovviamente è alle stelle l’entusiasmo delle lobby Lgbt: il responsabile della Fondazione Triangolo (nomen omen), José María Nuñez, ha definito l’iniziativa assunta dal governo Monago «storica» ed ha precisato che, contro ogni più rosea aspettativa, «raccoglie di fatto il 99% delle loro rivendicazioni degli ultimi vent’anni». La legge prevede anche il reclutamento, l’addestramento e la formazione di veri e propri professionisti della «diversità sessuale», nonché riconoscimento e sostegno da parte delle istituzioni alla celebrazione di date ritenute commemorative in questo ambito. Come dire, gay pride per tutti, insomma. E coi soldi dei contribuenti, benché in prevalenza non omosessuali, ma saldi nel diritto naturale.

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A fronte di tutto questo, la speranza è che prevalga il buon senso e che tale aberrazione non passi. E’ urgente ed opportuno per questo pregare. Ma se, alla fine, davvero tale norma fosse approvata, non resterebbe che piangere gli unici due, veri diritti traditi, umiliati, calpestati, dilaniati in modo disumano, anzi anti-umano: quello ad esser uomini e donne secondo natura, nella pienezza di una complementarietà autentica e nella ricchezza di una donazione totale e reciproca, nonché quello alla maternità come dono, non per gioco o come prometeica pretesa. Con la vita non si scherza. Perché, prima o poi, presenterà il conto…

In collaborazione con: nocristianofobia.org