‘Eppur si muove’: scopritore Dna costretto a vendersi il Nobel

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DOPO AVERE DICHIARATO CHE GLI AFRICANI SONO INTELLETTUALMENTE INFERIORI, HA SUBITO UNA PERSECUZIONE ‘GALILEIANA’ DA PARTE DEL POTERE

Il genetista James Watson, senza il quale non sapremmo neanche dell’esistenza delle malattie genetiche, è stato ‘messo al bando’ dai circoli che contano dopo i suoi  commenti sul basso QI africano nel 2007, tanto da essere costretto a mettere all’asta il premio vinto nel 1962 per la scoperta della struttura del DNA.

“Sono diventato una  ‘non-persona’ sono stato licenziato dai consigli di amministrazione di società, quindi non ho alcun reddito, a parte il mio reddito accademico”, ha detto lo scienziato sulle conseguenze del suo commento di sette anni fa, che lo ha costretto al ritiro dal Cold Spring Harbor Laboratory, dove aveva lavorato per quattro decenni.

“Nessuno vuole davvero ammettere che esisto”, ha detto al Financial Times.

Watson non è stato invitato a tenere conferenze pubbliche dal 2007: nessuno voleva e vuole rischiare che lo scopritore del Dna dica la verità su un argomento ‘proibito’, come la scarsa intelligenza degli africani sub-sahariani.

Watson non vive in povertà, ma necessita di soldi per mandare avanti i suoi studi scientifici, e progetta di donare parte dei proventi della vendita della medaglia alle “istituzioni che rimarranno dopo di me”, tra cui l’Università di Chicago, e Cambridge, dove ha incontrato il compagno di laboratorio Francis Crick, con il quale ha condiviso il premio Nobel.

Premio Nobel medaglia (Immagine da wikipedia.org)

“Watson è il più grande scienziato vivente, ci saranno molti acquirenti”, ha detto, Wahlgren, di Christie’s.

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Nell’ottobre 2007, Watson aveva detto di essere “pessimista circa le prospettive per l’Africa” ​​, perché ” tutte le nostre politiche sociali si basano sul fatto che la loro intelligenza sia uguale alla nostra, mentre tutti i test dicono il contrario, di molto”.

Sono passati quasi otto anni, e l’Africa è ancora lì, con i dottori bianchi che vanno a curare l’Ebola: perché loro non sono in grado. E’ l’ammissione pratica che Watson aveva ragione.

Ma tutti lo sapevano e lo sanno che ha ragione: ma non si può dire.

Watson aveva anche svelato che i dipendenti neri del laboratorio nel quale lavorata erano meno intelligenti, e che non c’erano scenziati di talento neri da essere reclutati per lavorare nel suo laboratorio.

Da allora, nessun nero ha vinto un Nobel scientifico, come nessun nero lo aveva vinto prima; perché qualche Nobel vada ad un sub-sahariano, si sono dovuti inventare quello della ‘pace’.

Le teorie di Watson sul quoziente intellettivo sono ampiamente condivise a livello accademico, ma non devono essere diffuse al grande pubblico, che deve credere che sia il Sole, a girare intorno alla Terra.

“Io non sono un razzista in senso convenzionale”, ha concluso nella sua intervista al Financial Times.

E nemmeno noi. Riconoscere che esistono gerarchie intellettive tra popolazioni come esistono tra individui, è buon senso. Disprezzare per questo motivo è razzismo in senso convenzionale.

Eppur si muove, dottor Watson.