Eurocatastrofe in Grecia: 44% i poveri, disoccupazione cronica

Vox
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Un nuovo studio dell’Ilo – Productive Jobs for Greece («Posti di lavoro produttivi per la Grecia») -, descrive il ritmo di creazione di posti di lavoro nel paese come «anemico», e afferma che oltre il 70% dei quasi 1,3 milioni di disoccupati sono fuori dal mercato del lavoro da più di un anno. Dall’inizio della crisi nel 2008, un posto di lavoro su quattro è andato perso. Allo stesso tempo, i greci a rischio povertà sono raddoppiati in 5 anni, salendo dal 20% nel 2008 al 44% nel 2013.

«La Grecia è a un punto critico e per indirizzare il paese verso un percorso di recupero sostenibile, servono misure urgenti a sostegno delle persone e delle aziende. Queste misure devono essere definite insieme da governi, datori di lavoro e lavoratori», ha affermato il Direttore Generale dell’Ilo.

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Secondo Raymond Torres, Direttore del Dipartimento Ricerca dell’Ilo, la strategia per la ripresa del paese si è basata sul presupposto che salari bassi e pareggio di bilancio avrebbero da soli rilanciato la competitività e stimolato la crescita economica. Il Rapporto dell’Ilo mostra che altri aspetti — e non i salari — sono all’origine del problema della competitività. Come in Italia: l’Euro.

«La strategia adottata finora ha certamente contribuito a ripristinare le finanze pubbliche ma non ha raggiunto i risultati sperati in termini di ripresa sostenibile dell’economia e dell’occupazione», ha spiegato Torres. Ed era inevitabile, tutta la strategia eurofanatica si basa sulla compressione dei salari per rilanciare la ‘competitività’, su modello tedesco. Il tutto, nella gabbia dell’euro. Strategia totalmente sbagliata che viene applicata anche in Italia e Francia, con risultati disastrosi.