PESCATO IN CINA E SPACCIATO PER ITALIANO
PADOVA – Etichettature false, come ogni cosa che arriva dalla Cina, e prodotti non corrispondenti a quanto riportato nei documenti di trasporto.
E’ la seconda volta in un mese che i prodotti ittici in arrivo dalla Cina al porto di Venezia, e destinati ai ristoranti cinesi di mezzo Veneto, sono finiti sotto sequestro.
Erano stati gli uomini della guardia costiera a scoprire il raggiro la primavera scorsa. Il pesce acquistato dai grossisti cinesi in attività nel nostro Paese era di qualità scadente, spesso cancerogeno e con altissime quantità di mercurio.
Si cercava di spacciarlo per prodotto di qualità proveniente dai nostri mari. Il sostituto procuratore Benedetto Roberti ha dato mandato ai carabinieri del Nas di controllare l’intera filiera del pesce di produzione cinese, dagli importatori ai grossisti, fino ai ristoranti in cui il prodotto viene servito.
Per evitare problemi, basterebbe impedire l’apertura di ristoranti cinesi, facendo leva sulla mancanza di reciprocità – nessun italiano può avere proprietà in Cina senza avere un socio cinese. – e fermare le importazioni dalla Cina. Ma questo non piacerebbe alle multinazionali che sono le uniche beneficiarie della Globalizzazione, e quelle che riempiono le tasche di politici, economisti e giornalisti.
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