«Se l’ex caserma Gotti dovesse diventare un centro di accoglienza per profughi verrebbe di fatto creato un ghetto ingestibile. Sarebbe una scelta scellerata da parte del governo».
Così, il governatore del Veneto Luca Zaia, contro la scellerata idea del PD di un centro di prima accoglienza per clandestini camuffati da profughi in provincia di Treviso.
Si tratta di un caserma appena dismessa che diverrà un covo di spacciatori e stupratori, come accaduto a Rovereto e in molte altre zone d’Italia.
E dove c’è business, c’è l’associazione a delinquere chiamata Caritas: la sezione trevigiana si dice infatti già pronta a gestire il centro. Ovviamente a pagamento.
La Prefettura teneva segreto il cambiamento di destinazione per evitare proteste, perché non siamo in democrazia, e non sono i cittadini a decidere, e nemmeno le autorità locali, ma un impiegato statale chiamato Prefetto su mandato di un premier non eletto.
«Un centro profughi alla Gotti sarebbe un ghetto senza senso nel cuore di una città, una scelta scellerata che dimostra una volta di più la confusione e la totale assenza di cognizione di causa da parte di un governo che ogni giorno che passa dimostra la totale incapacità di gestire un fenomeno come quello della migrazione di massa che stiamo subendo, e la più assoluta e un po’ vile rassegnazione nel non imporre un coinvolgimento reale dell’Europa, come farebbe uno Stato degno di questo nome». Zaia è «totalmente contrario» al progetto, e il suo massimo timore è il seguente: «Gli ospiti della Gotti in breve diverrebbero numerosissimi: qualcuno si è posto il problema di come gestire l’ordine pubblico visti gli ormai numerosi casi in cui si è verificato che tra i migranti c’è anche parecchia gente di malaffare? Come garantire la dovuta assistenza sanitaria e la relativa indispensabile prevenzione e profilassi? Forse a pagare dovranno essere i cittadini assistiti dall’Usl 7? Come immaginare un qualsiasi per quanto labile forma di integrazione con la popolazione locale?».
Il governatore accusa «chi sta pensando di realizzare un ghetto ingestibile nel cuore di una delle principali città del Veneto». Dimitri Coin, segretario provinciale della Lega: «Il Veneto ha già dato e troppo. Il governo pensi a dare lavoro al territorio e a rilanciare le imprese, non a spendere soldi per i profughi».
A difendere la scellerata decisione la parlamentare del Pd Simonetta Rubinato: «Zaia non è l’uomo della strada che può limitarsi a commentare la notizia: è il governatore del Veneto, che ha condiviso l’intesa siglata su questo problema dalla conferenza unificata Stato-Regioni del 10 luglio scorso. Intesa che prevede che in ogni Regione sia attivato un centro di accoglienza dal ministero dell’Interno di concerto con la Regione. Per cui se Zaia ritiene che la caserma di Vittorio non vada bene, si faccia parte attiva per proporre al ministero un’ipotesi alternativa».
In realtà non è così, la presenza è stata imposta, e non è certo dando la scelta alle Regioni di appioppare i clandestini ad altre zone rispetto a quella scelta da Al Fano, che si risolverebbe il problema. I clandestini se ne devono andare a casa loro, o in quella dei parlamentari del PD.
Intanto si lecca i baffi Don Davide Schiavon, direttore della Caritas: «Ritengo che la Gotti possa essere uno spazio idoneo per un centro di prima accoglienza, dove i profughi stanno solo qualche giorno per la fotosegnalazione e i controlli sanitari. Se la cosa va in porto credo che la Prefettura farà un bando per la gestione: siamo pronti a partecipare».
Sono pronti a partecipare. Non hanno vergogna, sono sempre a caccia di soldi e di carne fresca.
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