‘Nomadi’ ringraziano il PD: “Comune Piacenza ci ha aperto le porte”

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I sinti in campo: una prospettiva di comunità”, è l’ennesimo inutile dibattito affrontato all’interno del cosiddetto Festival del Diritto.

L’incontro, tenutosi a Palazzo Galli, è ovviamente stato a spese dei contribuenti.

«Sono in corso diversi progetti – spiega Paola Santoro, che ha coordinato il progetto “Matrix” a Roma su questo tema – soprattutto regionali, per informare e avviare percorsi di formazione rivolti agli operatori che si occupano di discriminazione. Noi per loro siamo i “gagi”, quelli stanziali, e verso i gagi non ripongono tanto fiducia. Ultimamente hanno costituito associazioni, prendono la parola e raccontano le dinamiche della vita nel campo». Più il campo è grande, più è difficile far convivere la gente al suo interno. «Ci sono stili di vita e dinamiche diverse tra famiglie, c’è conflittualità tra loro: ci sono famiglie che vivono in un modo, altre seguono altri modelli. L’idea – racconta Santoro, che sta seguendo diversi progetti di collaborazione tra istituzioni e sinti – è di aprire micro-aree dove vivono singole famiglie allargate, all’interno di una comunità. C’era un disegno di legge in Regione che stava andando in questa direzione, la caduta della giunta Errani ha bloccato l’iter, speriamo si possa riprendere il discorso».

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«Siamo restii verso gli altri – spiega Elvis Ferrari, presidente dell’associazione Sinti Italiani di Piacenza – a causa di quello che è successo durante il fascismo. Dal 2006 posso dire che Piacenza è una bella realtà che ci permette di partecipare a un progetto di “allargamento” del campo. È iniziato infatti da quell’anno un buon percorso con le amministrazioni comunali. Dal 2008 inoltre abbiamo costituito l’associazione di cui sono presidente, in modo da avere una voce “in” campo “per” il campo. C’è una bella integrazione, c’è partecipazione, Piacenza è aperta e ci ascolta. Riusciamo anche ad avere lavoro, nonostante il periodo, e c’è un servizio scolastico. Stiamo lavorando anche su altri aspetti, c’è tanta strada da fare, ma dal 2006 questo percorso sta andando bene. Attualmente ci siamo posti anche noi la riflessione sul trasformare il nostro campo in micro-aree».

«Io sono orgoglioso di essere sinto, di far parte di una gente che sa fare di tutto, un popolo che non ha mai fatto guerre, che si è adeguato a tutte le culture. Piacenza ha aperto le porte ai sinti».

Piacenza ha aperto le porte agli zingari. A spese dei cittadini.