Padova, magistrati a difesa del business dell’accattonaggio

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La cosiddetta Procura di Padova apre un fascicolo sulle parole dell’assessore Saia, ‘reo’ di avere chiesto ai vigili di portare i mendicanti al comando.

E’ la prima reazione della magistratura ad orologeria contro la vittoria di Bitonci. Era inevitabile che il cancro che infesta Padova reagisse alla cura in modo isterico.

E il cancro ha reagito con un esposto presentato lo scorso 4 luglio in Procura a Padova.

Il cancro è rappresentato da alcune associazioni che fanno dell’immigrazione e del degrado che porta un business e una ragione sociale: Razzismo stop, Beati i Costruttori di Pace, Giuristi democratici, Avvocati di strada, Antigone, Altra Agricoltura e Bios Lab. Tutta gente che vive parassitanto i cittadini.

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La denuncia è per “istigazione a delinquere”, e – ridete – per “sequestro di persona”, nei confronti dell’assessore alla Sicurezza Maurizio Saia e, in qualità di responsabile della giunta comunale, anche del sindaco Massimo Bitonci.

E quando il cancro chiama, c’è sempre un magistrato che risponde.

L’invito di Saia ai vigili è stato di “portarli al comando, procedere con il fotosegnalamento, fare un verbale e tenerli lì il più a lungo possibile, perché devono perdere la giornata di ‘lavoro’, perché questo è il deterrente”.

E’ questo che le associazioni temono: se questi mendicanti schiavizzati dalla criminalità non ‘lavorano’, a loro, chi li paga?

Se il parassita reagisce, significa che la cura è quella giusta. Aumentare la dose.




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