“Stanno deturpando, lordando, svilendo Napoli. Questi immigrati sono maleducati, arroganti, cattivi”. Così l’attore-cantante Peppe Barra.
Un altro che si è ‘svegliato’ dal torpore politicamente corretto.
Spiega che nel suo palazzo vivono “stipati in quattro stanze almeno 50 cingalesi, che sono un popolo dolce, ma che nei weekend si ubriacano, diventano tremendi e accoltellano. Non ti dico i rumeni, i tunisini e i marocchini”.
“L’immigrazione dovrebbe essere più controllata, c’è disagio per i napoletani che li ospitano. Stanno portando solo danni, prostituzione e droga. Sono cattivi, arroganti e scostumati, non siamo più i padroni della città“.
E’ fondamentale che il mondo della cultura inizi a parlare. Perché la prima vittima dell’immigrazione è proprio l’identità, che è la cultura di un popolo.
I cosiddetti intellettuali pro-immigrazione lo sono per un solo motivo: vengono stipendiati dai padroni del vapore. Scrivono su giornali dei padroni del vapore. Sono le puttane dei padroni del vapore.
Le nostre città sono ormai cloache a cielo aperto. Se volere vivere in quartieri ordinati, puliti e civili è razzismo, allora sono i sani di mente ad essere razzisti.
Dovrebbe citare pure i negri subsahariani, che nella vicina Castelvolturno sono numerosissimi (ivi portati dalla camorra che li impiega soprattutto nello spaccio di stupefacenti) e ne combinano di cotte e di crude.