Svizzera contro l’Ue: No a sanzioni alla Russia

Vox
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A pochi giorni dalla folle ratifica dell’inasprimento delle sanzioni alla Russia, il Consiglio Federale ( l’organo di Governo del paese elvetico) fa sapere che la Svizzera non ha intenzione di piegarsi al volere della Ue; e che dunque non entrerà a far parte del consesso delle nazioni che “hanno deciso” di penalizzare i propri interscambi commerciali con il paese slavo.

Con un’ottima mossa diplomatica, il Consiglio federale, forte della neutralità e dell’indipendenza che la Svizzera può vantare rispetto a qualsiasi paese europeo, se da un lato rifiuta di colpire la Russia, dall’altro ha anche motivato tale rifiuto con la proposta di porsi come intermedio tra le posizioni di Kiev e dei filo-russi. Operazione che ovviamente non sarebbe possibile, se la Svizzera prendesse esplicitamente posizione sul conflitto in corso, attraverso la condivisione delle sanzioni.

Con questa mossa si vuole anche evitare di farsi prendere in giro dalla più che chiacchierata trattativa “segreta” tra Putin e la Merkel, per arrivare ad un compromesso sulla situazione della Crimea e dell’Ucraina orientale.
Trattative che nascerebbero dalla volontà della Germania, di non farsi ridimensionare ulteriormente dalla crisi internazionale in corso, cui è già stato addebitato il calo della crescita nel secondo trimestre dell’anno.

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IL ministro svizzero dell’economia Schneider-Amman, ha comunque sottolineato quanto altri ministri in giro per l’Europa, sembrano aver troppo trascurato:

L’Europa ha bisogno di relazioni regolari con Mosca. Non sottovalutiamo le conseguenze economiche che ci potrebbero essere imponendo sanzioni alla Russia.

Parole sicuramente condivisibili. Ancor più se pensiamo che il punto focale delle penalizzazioni, specie promosse da Obama, si concentra proprio nell’embargo alla Russia relativo ai più moderni prodotti tecnologici che le aziende occidentali forniscono al paese, per estrarre le diverse risorse energetiche di cui è ricco: come petrolio, o ancor più gas naturale. E l’Italia sarebbe tra i primi paesi a rimetterci soltanto, di un’improvvisa “scarsità” di tali risorse, specie del gas. E tutto per i pruriti ideologici dei burocrati dell’Ue.