Rifiutano di realizzare ‘torta pro-matrimoni gay’, denunciati

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Il titolare di una pasticceria nordirlandese a conduzione familiare, si trova ad affrontare un’azione legale da parte di un Ente governativo britannico, per essersi rifiutata di produrre una torta con i personaggi di un programma televisivo per bambini e lo slogan “sosteniamo il matrimonio gay”.

Ashers Baking Co, con sede a Newtownabbey, Irlanda del Nord, ha cancellato l’ordine dicendo che andava contro le loro credenze religiose.

Per la famiglia, produrre la torta con lo slogan e il logo di QueerSpace, un gruppo per i cosiddetti diritti dei gay, significherebbe avallare la campagna per l’introduzione del ‘matrimonio’ gay, e andare contro le proprie convinzioni religiose.

Il ‘matrimonio’ gay non è legale in Irlanda del Nord, l’unica parte del Regno Unito in cui non lo è.

Ma sotto la dittatura gay vigente e le leggi contro la cosiddetta ‘omofobia’, rifiutarsi di fare le marchette ai gay è ‘anatema’. Così, la Commissione Parità per l’Irlanda del Nord – una sorta di psicopolizia di tipo orwelliano – ha scritto alla pasticceria sostenendo che infrange la legge.

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Una lettera firmata dall’ufficio legale ordina all’azienda di “rimediare alla discriminazione illegale” entro sette giorni o finire in tribunale dalla commissione.

Colin Hart, amministratore delegato del Christian Institute, ha dichiarato: “Questo è un segno di quello che avevamo previsto al tempo dell’approvazione della legge contro la ‘omofobia’. Una serie di persecuzioni contro chiunque non sia d’accordo con matrimoni e adozioni omosessuali”.

“Questo significa milioni di persone comuni che non sono d’accordo con il matrimonio gay, affrontano l’intimidazione e la reale minaccia di azioni legali da parte delle truppe del politicamente corretto, se si rifiutano di fornire beni o servizi a gruppi che portano avanti campagna che loro non condividono”.

“Stabilisce un precedente pericoloso per il potere dello Stato su un individuo, o un’azienda costringendoli ad andare contro le loro convinzioni più profonde.”

Accadeva lo stesso nell’Unione Sovietica. Era lo Stato a decidere quali convinzioni erano giuste o sbagliate. E a punire chi non si piegava.

Oggi, il nuoto totalitarismo del politicamente corretto non prevede gulag ‘fisici’ – per ora – ma linciaggi giuridici.