Immigrati picchiano controllori, la soluzione del PD? Il ‘mediatore culturale’

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PRATO – Sembra una barzelletta, ma nessuna realtà è abbastanza ridicola nella società al tempo dell’immigrazione.

Gli immigrati non pagano il bus, ma nessun timore, a Prato Caritas e PD hanno trovato il modo di succhiare altri soldi pubblici con il progetto “Mediatori in bus”. Finanziato dalla Provincia con 15mila euro – soldi dei cittadini – vede come promotori la Caritas e la Cap. 

Questo, dicono,  per evitare ‘momenti di tensione che si vengono a creare a bordo dei bus della Cap’. Che tradotto: ‘quando gli immigrati aggrediscono i controllori’.

Per i “controllori” a bordo dei mezzi Cap infatti, una delle principali cause di infortunio sul lavoro risiede nelle aggressioni subite all’interno dei bus da parte di immigrati.

«Questo –  spiega senza intenti autoironici la Caritas – è generato dalle incomprensioni dovute alla distanza culturale». E certo, mica perché non hanno il biglietto: è la ‘distanza culturale’.

Secondo la vice presidente della Provincia Ambra Giorgi del PD: «spesso si creano momenti di tensione e conflitti perché gli immigrati e gli extracomunitari non conoscono le regole e di conseguenza non le rispettano». Ovvio, come possono pensare che serva un biglietto per viaggiare?

Ovviamente, tra questi ‘mediatori’ ci sono sei extracomunitari provenienti da Nigeria e dal Maghreb, le zone di origine delle persone che hanno maggiori problemi.

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E così, se gli immigrati non pagano, cosa si fa? Gli diamo anche lavoro.

Leggiamo, perché ‘merita’:

 

Il “Mediatore in bus” vede la parte in aula gestita da due docenti, uno psicologo e un mediatore culturale, la formazione pratica è, invece, a bordo dei pullman ed andrà avanti fino al 31 luglio. Sui percorsi ritenuti più a rischio “portoghesi” viaggeranno sulle Lam gruppi formati da due verificatori e tre mediatori.

Terminato luglio, i verificatori saranno formati e pronti a dirimere eventuali controversie che potranno ancora sorgere. «Tutto questo – aggiunge Giorgi – per una coesione sociale e creare un clima migliore e più tranquillo per tutti quelli che, a partire dagli autisti, sono sui mezzi Cap». Idalia Venco spiega come il progetto abbia una forte valenza educativa «Se riusciamo a dare una comunicazione serena tutti ne gioveremo – sostiene – anche perché credo sia meglio educare che reprimere». Per Giuseppe Gori, presidente Cap, «Si porta avanti un progetto di integrazione sociale», e gli fa eco il direttore dell’azienda di trasporti pratese, Alberto Banci, che sottolinea come con questa iniziativa ci sia stata una buona capacità sul territorio di fare sinergia.

L’immigrazione è un business per il PD, è un modo per distribuire prebende e denaro pubblico.

Dai barconi fino alla morte è per loro tutta ciccia da mangiare.




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