Palermo – Sgominata dalla polizia un’organizzazione di trafficanti di esseri umani, responsabile, tra l’altro, del naufragio, avvenuto il 3 ottobre dell’anno scorso davanti alle coste di Lampedusa, in cui morirono centinaia di clandestini. I provvedimenti sono stati emessi dalla Dda di Palermo. Gli indagati devono rispondere di associazione per delinquere, favoreggiamento dell’immigrazione e della permanenza clandestina, aggravati dal carattere transnazionale del gruppo criminale.
Sono state fermate cinque persone, altre quattro, invece, sono ricercate. Due indagati, un cittadino etiope, Ermias, e il sudanese John Mahray, ritenuti da tempo tra i più pericolosi trafficanti di uomini, si trovano in Africa, uno in Svezia e il quarto a Roma. Quattro fermati sono stati bloccati ad Agrigento presso le loro abitazioni. “Un paio svolgevano attività di lavapiatti presso locali della zona” ha detto all’Adnkronos il dirigente della Squadra mobile di Agrigento, Corrado Empoli. Erano trafficanti “integrati”, per usare un termine caro ai fanatici dell’immigrazione. Un quarto, invece, è stato fermato a Roma.
Le indagini, avviate dopo la strage di Lampedusa del 3 ottobre 2013, hanno consentito di ricostruire le rotte e le tappe intermedie, caratterizzate spesso da stupri di massa e segregazioni, di quello e di numerosi altri viaggi compiuti dai clandestini, spinti e sfruttati durante le loro peregrinazioni, dai componenti del network internazionale, composto da eritrei, etiopi e sudanesi, i cui principali esponenti sono anch’essi destinatari del provvedimento restrittivo.
L’attività di reclutamento e trasporto degli immigrati poteva contare su un importante appoggio logistico in Italia, dove operavano attive ed efficienti ‘cellule’ eritree, capaci di favorire la permanenza degli extracomunitari e prepararne l’approdo in altri Stati del nord Europa e del Nord America. La mente dell’organizzazione transnazionale era un cittadino del Sudan.
L’organizzazione si occupava anche di fornire alloggi, vitto, passaporti falsi. Solo per quest’ultimo documento i migranti pagavano 7mila euro, altri 3mila dollari servivano per partire e per consentire il ricongiungimento con chi stava all’estero e per ottenere la cittadinanza venivano organizzati matrimoni di comodo. Così un “viaggio della speranza” poteva costare anche oltre 10mila dollari. Quindi circa 10mila euro.
È uno dei retroscena dell’operazione della Polizia ‘Glauco’, che ha ricostruito le fasi del naufragio del 3 ottobre del 2013 al largo di Lampedusa.
Domanda: chi paga 10mila euro per viaggiare clandestinamente è povero? La realtà è molto diversa da quella raccontata solitamente. I poveri non hanno cifre del genere e non possono viaggiare. I clandestini che arrivano in Europa fanno parte della classe media dei Paesi di provenienza, gente che vuole ricongiungersi con gli invasori arrivati in precedenza o che vuole semplicemente godersi i privilegi che l’Europa concede loro con i soldi degli europei. Senza dimenticare i criminali. E più ne arrivano, più vorranno “ricongiungersi” in futuro. E’ una catena da spezzare, e in fretta.
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