Al Fano ammette: ‘Immigrati residenti in Italia tra terroristi in Siria’

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“Sono circa 30 i soggetti residenti nel nostro Paese che si sono recati in Siria, otto dei quali vi hanno trovato la morte”. Speriamo gli altri 22 li seguano.

Lo ha detto il ministro dell’Interno, Angelino Alfano, al question time alla Camera rispondendo a una interrogazione sul recente vertice dei ministri dell’Interno Ue sul fenomeno dei cittadini ‘nuovi europei’ di religione musulmana che combattono tra le file dei ribelli in Siria.

Alfano ha poi aggiunto che “il fenomeno è attentamente seguito” e secondo i calcoli di Europol “sono circa 2.300 i giovani estremisti islamici che dai Paesi dell’Unione europea hanno raggiunto la Siria per unirsi alle diverse formazioni attive in quel conflitto”.

Come più volte riscontrato nell’ambito delle indagini di settore condotte soprattutto in Lombardia ed Emilia-Romagna – ha proseguito Alfano – i ‘reduci’ si avvalgono dell’esperienza operativa acquisita e del carisma di ex combattenti per radicalizzare gli individui più vulnerabili, costituire reti attive nel reclutamento di volontari o pianificare progettualità terroristiche nei Paesi di residenza. In tale ambito investigativo, è in atto un intensissimo scambio informativo tra il nostro Antiterrorismo e le analoghe strutture degli altri Paesi europei, in particolare con Germania, Austria e Francia, colpiti in misura più intensa dal fenomeno dei ‘foreign fighters’, da cui pare si sia generato anche il tragico attentato stragista del 24 maggio scorso al Museo ebraico di Bruxelles”.

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Inoltre, ha sottolineato il titolare del Viminale, “anche con il supporto informativo della nostra intelligence e il coordinamento dell’Autorità giudiziaria, sono costantemente monitorati vari soggetti sospettati di essere intenzionati a prendere parte al conflitto siriano”.

“Sul piano dell’analisi e della prevenzione del fenomeno – ha detto ancora il ministro – importante è l’attività svolta dal C.A.S.A. (Comitato di analisi strategica antiterrorismo), che prende in esame ogni minaccia che si presenti in tale specifico ambito, favorendo lo scambio informativo tra le strutture specializzate delle diverse Forze di Polizia e promuovendo una serie di mirate iniziative dirette a migliorare le attività di individuazione degli aspiranti combattenti e a neutralizzarne la pericolosità”.

La differenza tra l’Italia e la Francia – o la GB – è che per noi sono immigrati residenti, ed è possibile rimandarli indietro quando vogliamo. O non farli rientrare.

Per Francia e GB invece, ‘grazie’ allo Ius Soli, sono ‘cittadini’.

Ora, quale Stato con dei politici sani di mente seguirebbe la strada percorsa da Francia e GB perseguendo lo Ius Soli?