Fukushima, 90% lavoratori fuggì

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Il quotidiano giapponese ‘Asahi’ riferisce oggi che quasi 650 lavoratori dei 720 presenti nella centrale nucleare di Fukushima ignorarono gli ordini e fuggirono dagli impianti.

Nel momento cruciale dell’emergenza del marzo 2011 fu così trasgredito l’imperativo pronunciato dal capo del sito, Masao Yoshida,considerato l’eroe di Fukushima’, morto di cancro all’esofago a
luglio del 2013. Nel comportamento del 90% dei lavoratori e dirigenti Tepco influì il convincimento che un contenitore del reattore fosse distrutto.

Se volessimo riflettere, questa notizia è interessante anche in chiave evolutiva. L’eroismo può essere evolutivamente svantaggioso. Per essere vantaggioso evolutivamente, gli atti di eroismo devono avere un ‘ritorno’ in chiave di prestigio – e quindi riproduttiva – enorme – perché gli Schettino hanno più possibilità di salvarsi dei fratelli Bandiera – a meno che, il sacrificio, non sia diretto verso individui con i quali si condivide un retaggio genetico. Già nel 1950, il biologo JBS Haldane scherzava che mentre lui non avrebbe dato la vita per suo fratello, l’avrebbe data per più di due fratelli o otto cugini di primo grado. Perché, è il ragionamento genetico, ognuno di noi condivide circa la metà dei geni variabili con i nostri fratelli e un ottavo con i cugini di primo grado.

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E’ stato poi William D. Hamilton che ha lanciato l’era sociobiologica nel 1964 con la sua teoria della “selezione di parentela”, con la quale ha risposto matematicamente a una domanda che aveva a lungo tormentato Darwin: Perché creature sociali, siano esse formiche o esseri umani, tendono ad essere nepotiste? Perché ci sacrifichiamo per i nostri figli e anche per i nostri parenti più lontani? Hamilton ha dimostrato che agire altruisticamente verso il consanguineo è nell’interesse dei nostri geni, anche quando non nel proprio.

Ad esempio, per Masao Yoshida, l’atto di eroismo può non essere stato fine a se stesso, lui è morto, ma avrà salvato migliaia di suoi connazionali con i quali condivide parte del patrimonio genetico. In una società multietnica, lo stesso atto sarebbe privo di senso – sempre evolutivamente parlando – perché il sacrificio di Masao poteva andare a beneficio di Mohammed. Il che, geneticamente parlando, sarebbe solo dannoso.

E’ per questo, che, inconsciamente e non solo consciamente, le società multietniche sono socialmente disgregate: perché dentro di noi sappiamo che non abbiamo nulla a che fare l’uno con l’altro.