Libia: i blindati del Generale a Tripoli

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L’iniziativa del generale Haftar gode dell’appoggio dell’aeronautica e dell’Egitto

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l governo libico ha detto lunedì mattina di avere il Paese ancora sotto controllo, non l’aveva prima, figuriamoci ora, che i blindati contro la sede del Parlamento ieri a Tripoli che ha causato la morte di due persone e il ferimento di altre 55. L’assalto armato al parlamento è stato definito un “colpo di stato” dalle autorità libiche.

Un convoglio di blindati davanti alla sede del Parlamento a Tripoli (foto: ANSA)

Un colonnello, che ha detto di parlare a nome dell’esercito, ha annunciato domenica sera in tv la “sospensione” del Congresso nazionale generale (Cng, Parlamento) libico. Il colonnello Mokhtar Fernana ha detto di essere il comandante della polizia militare e ha letto un comunicato su due reti private televisive. “Noi, membri dell’esercito e rivoluzionari (ex ribelli) annunciamo la sospensione del Cng”, ha detto.

Il governo libico ha annunciato nella tarda serata di domenica che il bilancio degli scontri seguiti all’attacco del Parlamento a Tripoli è di due morti e di 55 feriti. In un comunicato il ministro della giustizia libico Salah Al-Marghani sottolinea che gli scontri di Tripoli “non hanno alcun collegamento reale” con l’offensiva lanciata venerdì dall’ex generale Khalifa Haftar contro gruppi di islamisti radicali a Bengasi, nell’est del Paese, definita dalle autorità un tentativo di colpo di stato.

Blindati e sparatorie domenica a Tripoli, fin dentro la sede del Parlamento: un edificio limitrofo dato alle fiamme, numerose autovetture danneggiate, i deputati e i dipendenti costretti a uscire in tutta fretta cercando di evitare carri armati e pick-up pieni di uomini armati ma in abiti civili.

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La situazione in Libia è degenerata nella capitale, spostando attenzione e combattimenti dalla Cirenaica – dove tra venerdì e sabato Bengasi é finita sotto i bombardamenti aerei delle truppe del generale in pensione Khalifa Haftar che ha scatenato un’offensiva “contro i terroristi” (80 morti e 140 feriti) – alle sedi istituzionali che da neanche quindici giorni hanno un nuovo premier. Ahmed Miitig era stato nominato per porre fine al caos e all’anarchia ma da molti (anche tra la popolazione civile) é considerato troppo vicino ai fondamentalisti islamici. E comunque finora é stato incapace di limitare scorrerie e violenze di una miriade di gruppi fuori controllo ma tutti pesantemente armati. Non è stato finora possibile capire se il violento attacco al Congresso nazionale generale (Cng) sia collegato all’offensiva capeggiata da Haftar nell’est della Libia. Ma il presidente dell’organismo, Nouri Abou Sahmein, lo stesso che ieri aveva gridato al tentato colpo di stato per i bombardamenti aerei su Bengasi, ha attribuito la gestione dell’operazione proprio ad Haftar.

Altre fonti, spiegando che gli assalitori sono arrivati a bordo dei blindati dalla strada che collega la capitale all’aeroporto e che se ne sono andati percorrendo la stessa arteria verso sud, si sono dette quasi sicure che si tratti dei potenti miliziani di Zintan. Quelli delle brigate che tengono prigioniero il figlio del defunto Muammar Gheddafi, Saif al-Islam, e che si sono sempre rifiutate di consegnarlo a Tripoli. Quelli noti fin dall’inizio della rivolta nel 2011 per la loro decisa opposizione al fondamentalismo islamico.

Sul fronte diplomatico l’Unione Europea balbetta le solite scemenze, è “profondamente preoccupata” per “il significativo deterioramento dellasituazione sia politica sia della sicurezza” in Libia. Come se prima, fosse tutto a posto.

Il portavoce di Catherine Ashton, Michael Mann, in una dichiarazione in cui “deplora la perdita di vite umane a Bengasi e Tripoli”  e altri bla bla bla, fa un “appello a tutte le parti a fermare il bagno di sangue e evitare ulteriori violenze” e “a lavorare insieme” per “arrivare ad una democrazia stabile”. La democrazia in Libia, teste vuote.

Dice la sua anche il premier abusivo Renzi “la vicenda libica non si risolve se non per via internazionale, nessun singolo Paese può da solo pensare di risolvere una situazione drammatica come quella libica”.  Solita scusa per non fare nulla, quando si parla di ‘europa’ o ‘soluzione internazionale’.

Quello che ha detto invece, il ministro degli Esteri Federica Mogherini,  ve lo risparmiamo, tanto non conta nulla e non frega niente a nessuno.