Vietato dire ai gay che sono gay

Vox
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I magistrati ne hanno combinata un’altra. Ormai, i processi sono alla stregua di un gay-pride, stessa credibilità.

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Dopo il pronunciamento di primo grado, gli imputati avevano presentato ricorso in appello, forse sperando in qualche giudice non ideologicamente schierato. Tutto inutile. Ieri, il Tribunale di Palermo ha confermato la condanna alle pene ed ai risarcimenti indicati dal giudice nel primo procedimento.

La cosa incredibile, è che nelle motivazioni della sentenza di primo grado, il giudice avesse inserito qualcosa che per legge non poteva inserire, ovvero la presunta ‘discriminazione omofobica’ anche se la condanna, poi, fu per semplici ingiurie, perché la legge contro la ‘omofobia’ ancora non c’è. I magistrati non riescono a trattenersi dall’esprimere opinioni politiche, cosa che non compete loro, e che li pone oltre la legalità costituzionale.