I media di Confindustria temono avanzata ‘xenofoba’

Vox
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Non vorrete che paghino stipendi normali, siete voi razzisti?

La forte avanzata dei neonazisti di Jobbik alle elezioni ungheresi non ci coglie impreparati.
Da almeno tre anni in questo spazio, avvertiamo che in tutta Europa le destre xenofobe stanno prendendo il sopravvento. In Ungheria, Jobbik è in crescita grazie a un linguaggio antieuropeo e nazionalista in toni da nazionalsocialismo hitleriano. Si tratta di un partito pericoloso, violento, così diverso dalle urla spagnole contro Bruxelles e la retorica sulla patria lanciate dal premier trionfatore Viktor Orbàn. Il successo di Jobbik in Ungheria è solo l’ultimo campanello d’allarme.
Solo poche settimane fa, le elezioni amministrative francesi erano state contraddistinte dalla sostanziale vittoria del Fronte nazionale di Marine Le Pen che ha ereditato la leadership dal padre Jean- Marie e trasformato quel movimento in un vero partito nazionale, organizzato in modo capillare e radicato nel territorio, ora capace di governare in 14 città del Paese. A Jobbik e al Fronte nazionale dobbiamo aggiungerere la forza di Pravyj sektor, il cosiddetto Settore Destro alla guida della rivolta di Kiev, i cui militanti più duri sono membri a tutti gli effetti della nuova polizia ucraina. In Italia, gruppi come Forza Nuova, Casa Pound, Lealtà e azione e altri non sembrano avere il peso politico ed elettorale dei loro omologhi europei, ma sono molto attivi nel territorio. La manifestazione di ispirazione apertamente fascista del 29 aprile sta mettendo in tensione l’ordine pubblico a Milano, ad esempio. E ci sono analogie con il triste periodo dell’avvento del fascismo italiano e del nazismo tedesco. In primis, da tre anni l’incremento delle destre xenofobe avviene in un clima di indifferenza generale. Pochi giornalisti impegnati su questi temi, media disattenti. E tutto accade nel bel mezzo di una delle più gravi crisi economiche mondiali. Forse bisognerebbe avere cura della memoria del passato per avere consapevolezza che la Storia si ripete, sotto altre forme, ma si ripete.
di Daniele Biacchessi

Questo, l’articolo da ‘si salvi chi può’ apparso sui media di Confindustria. Il fatto che siano così terrorizzati dai movimenti di un certo tipo, mentre non scrivono mai articoli contro movimenti quali l’estrema sinistra greca, evidenzia come quest’ultima sia, in realtà, parte del Sistema. Chiamiamola una comoda ‘valvola di sfogo’ di cui il Sistema si serve. Non ne hanno certo timore, ne fanno uso.

Temono invece quelli che definiscono, in modo piuttosto impreciso, ‘movimenti di estrema destra’. Mischiando un partito come il FN che è quasi più moderato della LN, con lo Jobbik ungherese o i rivoluzionari ucraini.

Sia chiaro, certe espressioni antisemite di Jobbik le troviamo di cattivo gusto e sbagliate, oltre che controproducenti e inutili – visto che non ci sono molti ebrei sui barconi – ma da qui a parlare di quello di cui parla l’articolo…

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Il grido d’allarme dell’articolo, ci rende ovvia un’altra cosa. Quello attuale è solo un altro tipo di regime che non tollera si esca da un binario ben definito di ‘alternanza’ tra partiti che condividono un’idea di società. Si può scegliere tra Pd e Pdl, e magari, se proprio si vuole esagerare, un’estrema sinistra disinfettata, ma non oltre. Perché il Sistema ha i suoi guardiani, e scrivono sui giornali del padrone. Per loro vanno benissimo le ‘urla spagnole’, perché non mettono in discussione il sistema di potere anzi, servono come illusione di libertà.

Il padrone-Confindustria vuole che il sistema bancario rimanga esattamente come è, e che gli immigrati arrivino a frotte per abbassare i salari. Tutto questo sarebbe a rischio, con un eventuale ‘cambio di regime’. Tutto questo non è messo a rischio da falsi rivoluzionari come Tsipras e compagnia. Tantomeno da comunisti fru-fru come Vendola.

Non viviamo in ‘democrazia’, ma in una ‘liberaldemocrazia’, che è una democrazia con l’aggettivo. Quindi, di per sé, non mutabile. Non si può decidere quale colore dare, il colore è già scelto, ti puoi muovere solo in un alveo di valori e politiche ben definito: sfumature, non cambi di colore. Una vera democrazia è priva di ‘aggettivi’, gli aggettivi li sceglie chi vota.

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Fonte: Identità.com