La nostra Nazione è allo sfascio. Sembrano le ultime giornate di Sodoma. Abbiamo – avere è una parola un po’ grossa in questo caso – un ministro degli Interni che come un qualsiasi cittadino, e non come colui che avrebbe il dovere di difendere i sacri confini, lancia allarmi su centinaia di migliaia di clandestini in arrivi. Dopo che lui stesso è stato fattore decisivo nell’abrogazione del reato di clandestinità.
Abbiamo poi, 24 ritardati che bardano un trattore per marciare su Venezia e chiederne l’indipendenza dall’Italia e di Brescia da Venezia e di un quartiere da un altro. E trovano incredibilmente altri ritardati che li prendono sul serio e li arrestano. Tale è il livello della nostra magistratura.
Nello stesso tempo un Parlamento di marionette criminali, elette con una legge dichiarata incostituzionale, approva una legge per depenalizzare reati quali stupro, furto e atti osceni. Infatti, chiunque commetterà reati la cui pena è inferiore ai 5 anni, andrà ai domiciliari. Se stupri, torni a casa a finire il lavoro.
E’ evidente la schizofrenia della situazione. Nella quale un bamboccio fanatico di se stesso si è irto a Palazzo Chigi senza elezioni per, dice lui, ‘rottamare’. Al momento, l’unica cosa che ha rottamato, sono quelle cose tonde che abbiamo sotto la pancia. Ma se si impegna può completare l’opera.
Ha abolito le provincie, eliminando gli eletti, ma moltiplicando i nominati. Fantastico. Lo stesso Senato, nella sua idea di riforma, si trasformerebbe in uno stanzone di nominati con lauto stipendio: non viene abolito, viene ‘delegittimato’, un po’ come avvenne in epoca imperiale, mantenendone però tutte le prebende e i privilegi di casta. Un abominio indegno della democrazia.
In tutto questo prosegue il lavoro costante di demolizione dell’identità e della sicurezza dei cittadini attraverso l’importazione forzata di africani. Con la novità che insieme a Tubercolosi e Scabbia, ora porteranno con loro anche Ebola. Un simpatico virus per il quale non esiste cura, e che elimina il 90% dei contagiati.
Ma arrendersi non è un’opzione. Nel crollo di tutte le vestigia della nostra civiltà, qualcuno deve combattere. Perché lo sente dentro di sé. Perché non può farne a meno. Perché è giusto così.
La speranza dell’Italia riposa nella forza di pochi. La speranza delle Civiltà è sempre stata riposta nei pochi che hanno combattuto per il bene dei molti. E’ il tempo. Il tempo di riprenderci ciò che è nostro per diritto di nascite. Siamo l’ultima linea di difesa.