Pisa: sindaco disperato, perché Rom non vanno a scuola

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Tra i genitori dei bambini italiani si registra invece su certo entusiasmo.

“E’ inaccettabile, non si può in alcun modo tollerare una situazione del genere, a danno di bambini e bambine”. Nel gergo del politicamente corretto, mai scordare di usare anche il femminile, chi capirebbe che dicendo ‘bambini’, intendevi anche ‘bambine’?

E’ il bizzarro commento del sindaco Marco Filippeschi alla notizia della denuncia di 55 genitori, tutti abitanti nei campi nomadi di Ospedaletto, Bigattiera e Colno – tra l’altro tenuti lì a spese dei contribuenti – colpevoli di non mandare a scuola i loro figli, tutti minorenni e in età da istruzione obbligatoria. Molte delle persone denunciate erano già state colpite dal provvedimento nello scorso anno scolastico, a riprova che la scuola non fa per i rom, e, del resto, che nemmeno i rom ‘fanno per la scuola’.

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“Allo stesso modo – ha proseguito il primo cittadino – non si possono, né si devono tollerare le illegalità che gravano sulla nostra città, lasciata da sola a convivere con squilibri evidentissimi e gravissimi e reati che si ripetono quali maltrattamenti di minori, furti, smantellamenti di impianti per carpire il rame e produzione di discariche abusive. Pisa chiede aiuto e chiede legalità”. Ma se lei, signor sindaco, e i suoi predecessori, avete tollerato questo scempio per anni, sia serio, e taccia.

Prima danno le casette agli zingari, poi, piangono perché c’è insicurezza. Ce lo mandate voi?

Perché nessuno, in nessun giornale scrive che meno zingari vanno a scuola, e meglio è per i bambini italiani? Perché sono sepolcri imbiancati. Lo pensano, ma non lo dicono. Altrimenti potrebbero avere un orgasmo incontrollato di verità.