Veneto: il ‘sondaggione’ farsa e i numeri dati a caso

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In epoca di ‘sondaggi’ per tutto, dal Grande Fratello alla modella sul giornale, non poteva mancare un ‘sondaggione’ da parte di un gruppo di fanta-politici. Parliamo di quel sondaggio online sulla ridicola ‘secessione’ del Veneto, strombazzato ai quattro venti dal giornale soft-core Libero.

Ci sono alcuni tratti profondamente demenziali in questa vicenda. Il primo è che chi promuove, è anche chi gestisce il cosiddetto voto. Ed è anche colui che dà i numeri prontamente – e senza alcun controllo – pubblicati dal suddetto giornaletto e da altre appendici simili. Non funziona così, in democrazia.

Piccola spiegazione. I referendum sono una cosa seria, e giusta, perché devono esprimere la volontà dei partecipanti. Ma perché questo avvenga, devono essere anche controllati da organi indipendenti. Altrimenti, tanto vale, farlo organizzare dal compagno Kim.

Veniamo ai numeri che gli ‘organizzatori’ hanno diffuso ieri:

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I veneti potranno votare fino al 21 marzo: cinque giorni in tutto, dal 16 al 21, per tentare di raggiungere il quorum di 50%+1 di aventi diritto e ovviamente la vittoria dei sì. E’ quello che sperano i promotori, alla luce dei primi dati piuttosto incoraggianti: ieri sera alle 18.30 avevano votato circa 430.000 veneti, oltre l’11,50% degli aventi diritto in meno di 24 ore.

Un sito che in poche ore deve assorbire oltre 400mila contatti, che oltretutto devono scrivere – chi conosce il problema capirà – creerebbe un tale ‘peso’ sul sito, basta pensare al blog di Grillo durante le votazioni che raccolgono molti meno voti, che lo manderebbe in crash. Senza contare che chiunque potrebbe utilizzare il nome e il numero di carta d’identità di altre persone per ‘farle votare’, e non si parla solo di parenti, ma anche di qualcuno che lavora nelle anagrafi.

E poi, tutti quei contatti in poche ore, spingerebbero lo stesso sito in cima alle classifiche internet. Non è accaduto. Qualcuno mente. E questo senza esprimerci sull’assurdità di un Veneto senza l’Italia – non sarebbe nemmeno più Italia.

Ci tengono insieme fattori culturali e pre-storici che sono ben più profondi di meri egoismi economici. Molti sono morti per questo. E non credano, questi sedicenti ‘patrioti’, che non ne esistano anche oggi.