Una squadra di soli marocchini insulta: ‘Italiani di m…a’, poi grida al ‘rassismo’

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BOLOGNA – Una squadra di soli marocchini, dal nome poco fantasioso di ‘Casablanca’, iscritta al campionato amatori di calcio Uisp di Forlì, aveva lanciato il solito ‘allarme rassismo’, per sedicenti insulti nella partita di campionato contro il Club Juventinità di Forlimpopoli.

Aveva piantato la solita sceneggiata, spalleggiata da ballerine delle politica e nani dell’antirazzismo e si era ritirata dal campionato. Per la gioia delle altre squadre.
Ma la scelta aveva portato la Uisp – espressione politica forlivese – a sospendere l’intero torneo dopo l’episodio.

Ottenuta la pubblicità desiderata, i marocchini avevano pensato bene di rientrare «per non darla vinta ai rassisti». Dopo un incontro con il celeberrimo sindaco di Forlì Roberto Balzani la squadra aveva scelto di continuare a giocare indossando la maglia «no al razzismo», come accaduto domenica mattina al ritorno sul campo nella partita contro il Castelnuovo.

Ma era tutto falso. Infatti la reazione del Club Juventinità è stata dura, l’allenatore Gabriele Severi ha spiegato le ragioni della squadra in una lunga lettera al sindaco di Forlì e sabato la sua squadra si è rifiutata di scendere in campo. Seguita per solidarietà da altre tre squadre (il Leoncelli, il Bertinoro e il Polis Romagna) in segno di protesta contro la Uisp forlivese.

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Nella lettera-fiume al sindaco Balzani, Severi accusa: «abbiamo subito un’umiliazione che difficilmente sarà sanata». Già, perché ripercorrendo i fatti della gara il tecnico spiega che dopo un primo tempo molto tumultuoso («volano calci, uno sputo di un giocatore marocchino a un mio giocatore, offese pesanti tipo italiani di m…») era stato lui stesso a chiedere all’arbitro di sospendere la gara all’intervallo, essendoci animi molto agitati. Dopo un chiarimento, la partita riprende e nella ripresa «io stesso soccorro un loro giocatore infortunato con il ghiaccio spray e uno dei miei ragazzi getta il pallone fuori per soccorrere un loro giocatore, alla faccia del razzismo».

Ma il vero nodo della questione sarebbe un altro: «Uno dei loro giocatori più forti ci risultava squalificato e ce lo ritroviamo in campo. A fine partita chiediamo all’arbitro la distinta coi nominativi e vediamo che il giocatore squalificato era stato nascosto e inserito un altro nominativo: abbiamo fatto reclamo ufficiale per illecito sportivo alla Uisp il lunedì, al mercoledì la Uisp nel comunicato ufficiale spiega che lo avrebbe preso in esame e il giorno dopo, giovedì, è uscita la notizia sul razzismo». Il tutto senza che l’arbitro abbia accennato sul suo referto ad espressioni razziste: «Perché i giocatori non hanno denunciato le offese subito dopo la partita di sabato?».

Severi, che definisce una «farsa» tutta la vicenda e svela che «la società probabilmente andrà per vie legali» contro il giornalista «per sua stessa ammissione amico del capitano del Casablanca» che ha pubblicato la notizia. Ma, come detto, si è andati oltre a quella lettera: nel weekend il Club Juventinità non ha giocato, «perché mancava lo spirito gioviale che precede ogni partita. Ci sentiamo abbandonati dalla Uisp, fin dal primo giorno».

Operaio 49enne, padre di tre figli, per Severi è una beffa doppia perché è delegato Fiom della Marcegaglia: «E’ un sindacato basato su valori antirazzisti, se i miei avessero detto cose del genere non avrei chiesto scusa solo al Casablanca ma a tutta Italia – che forse non ha ancora imparato la lezione -. Siamo stati condannati senza essere interpellati e neanche processati, la Uisp ha legittimato la versione del Casablanca. L’unica solidarietà ci è arrivata da tante società che militano nei campionati Uisp, gente comune che ci conosce bene e questo è importante».

Un contrappasso.