Un magistrato sequestra campo nomadi, lo fa sgomberare e alza un muro per tenerli lontani!

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Non tutta la magistratura è in cancrena, resistono aree sane.

PONTE DI BRENTA – Non ostante gli sgomberi, gli zingari tornavano sempre sull’argine sotto la stazione ferroviaria di Ponte di Brenta, a ridosso di via San Marco. Decine di ‘nomadi’ avevano preso possesso del territorio.

I vigili urbani li cacciavano ogni mese e loro regolarmente tornavano. Visto che il problema non trovava soluzione, sulla base della documentazione presentata dalla polizia municipale, un pubblico ministero degno di questo nome, Sergio Dini, ha chiesto e ottenuto dal gip il sequestro dell’area. In questo modo, l’area è off-limits per gli zingari: un provvedimento che dovrebbe essere replicato in ogni città italiana.

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I vigili urbani si sono così recati sull’argine all’alba e hanno smantellato la baraccopoli. Gli occupanti sono stati denunciati per occupazione abusiva di suolo pubblico.
Per evitare il ritorno dei Rom è stata installata una recinzione d’acciaio alta circa un metro e mezzo. La segnalazione del provvedimento adottato della Procura è stato inviato anche al Demanio Difesa del suolo e foreste chiamato recintare con opere fisse lo spazio. Impedendone l’accesso.

«Era l’unico modo per risolvere una situazione che altrimenti non sarebbe mai stata risolta» spiega Lorenzo Panizzolo, comandante della polizia municipale. «In pochi mesi abbiamo fatto ben dieci interventi ma i nomadi tornavano sempre. Gli accampamenti rischiano di provocare molto spesso inconvenienti igienico-sanitari perché gli spazi non sono attrezzati alle esigenze della residenza e dopo poco tempo diventano ricolmi di rifiuti di ogni tipo, abbandonati dagli occupanti».

Finalmente, l’argine torna agli appassionati di jogging per i quali l’area era diventata ormai invivibile.