Scuole italiane diventano madrasa: arriva una moschea in scuola pubblica

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Siamo arrivati alla moschea in un’aula scolastica. Succede a Salina, nell’isola di Lipari. Dove la preside, tal Mirella Fanti, ha pensato bene di favorire il processo di distruzione dell’identità costruendo ai bambini stranieri – il 15% – una piccola moschea.

I soldi li abbiamo messi noi, intesi come contribuenti. Dice, la ‘signora’: ”Ho chiesto dei fondi UE- i fondi Ue non sono altro che nostre tasse – per corsi di italiano destinati agli adulti marocchini.

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A fine ‘corso’, gli uomini si sono fatti ‘coraggio’ – perché gli dai un dito e subito si prendono il braccio – e hanno chiesto, nell’ordine: uno spazio per lezioni di arabo, e poi, siccome da loro scuola e religione sono la stessa cosa secondo il modello della Madrasa, la scuola coranica, ecco l’idea: una piccola moschea nella scuola. Pubblica.

Poteva una preside tanto ‘illuminata’ rifiutarsi? Ovviamente no. Ecco così una stanza destinata a moschea. “È il simbolo di una nuova era, di nuovi rapporti”, sintetizza la Fanti. No, è il simbolo dell’invasione, e della stupidità dei nostri dirigenti scolastici. Di alcuni.

Immaginate se fosse stata allestita una ‘chiesetta’: laicità-dello-stato-ora! Avrebbero starnazzato gli ‘illuminati’. Ma statene certi, in questo caso: silenzio. Complice.




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