Una donna – una strega, secondo gli abitanti del villaggio – nuda legata ad un albero in mezzo a una folla che urla il nome della ‘strega’ con in mano pezzi di ferro incandescente da utilizzare per torturarla. Dopo di che, la bruciano viva. La folla è esaltata dall’uso di una potente cannabis locale e una birra chiamata ‘vapore’, e convinta che la donna è una strega che banchettava di notte su cadaveri e aveva usato la stregoneria per fare morire un abitante del villaggio.
L’incidente è avvenuto in Papua Nuova Guinea (PNG), negli altopiani della grande isola del Pacifico che si trova 150 km al largo della punta settentrionale dell’Australia. La tortura e la stregoneria sono ancora comuni in PNG, dove credenze primitive e una forma locale di voodoo convivono con telefoni cellulari, ma ancora credono nella magia nera, chiamata ‘sanguma’. Choc di civiltò: la modernità sembra abbia causato un’esplosione di ‘caccia alle streghe’. Circa l’80 per cento del paese sette milioni di persone vivono in comunità rurali remote, comprese le montagne riccamente fertili e le valli fluviali che compongono gli altipiani, dove gli uomini portano ancora lance archi e frecce. Streghe o stregoni vittime di ‘processi’ in Nuova Guinea possono essere di entrambi i sessi, ma la maggior parte sono donne.
Si stima che circa 200 sospette streghe siano state uccise in un anno nella provincia di Simbu, negli altopiani centrali, gettate da scogliere, torturate, trascinate dietro le automobili, bruciate o sepolte vive ‘. ‘Disagio imprevisto o sfortuna, malattie improvvise e incurabili, tutto può essere interpretato come ‘azione’ di streghe. Dare la colpa del disagio alla stregoneria, apre la possibilità di combattere le cause di disagio, quindi è un rifugio’. risi sanitarie, quali l’HIV / AIDS in PNG hanno stimolato la caccia alle streghe.