IL NOSTRO VIAGGIO NELLA PROSSIMA GRANDE CRISI GLOBALE
BUENOS AIRES – I prezzi al consumo sono alle stelle, le riserve monetarie in valuta estera si stanno esaurendo e il peso ha avuto la sua più acuta caduta in 12 anni.
Mentre l’Italia e l’Europa stanno inesorabilmente scivolando verso la deflazione – spirale depressiva – l’Argentina e molti paesi emergenti hanno il problema speculare, l’inflazione; che nel paese sudamericano è al 30 per cento e con un calo del 15 per cento del valore del peso nei confronti del dollaro in pochi giorni.
Così alcuni argentini stanno accumulando scorte di beni e spostano i propri risparmi in beni immobili.
“Potrei pagare un peso per un prodotto oggi, ma la prossima settimana costerà probabilmente due pesos”, dice una donna mentre lascia un supermercato di Buenos Aires spingendo un carrello pieno fino all’orlo. “In questo paese, quando si inizia a odorare l’inflazione è meglio acquistare.”
Molti argentini notano che le attuali disgrazie economiche non sono tragiche come fu il crollo finanziario dell’Argentina nel 2001-2002. La disoccupazione rimane relativamente bassa – comunque oltre il 20 per cento – ma temono, a ragione, che sia solo l’inizio.
Intanto la fuga di capitali, come nel resto dei paesi emergenti, prosegue. E mentre ogni paese ha le proprie peculiarità e quindi risponde in maniera diversa, il fattore scatenante è molto semplice: la stretta monetaria contemporanea in Usa e Cina sta drenando la liquidità che prima inondava e drogava queste economie. Siamo alla seconda fase della Grande Crisi.
La risposta americana alla crisi dei subprime, è stata inondare il mercato di ‘nuovi dollari’. Questi dollari dovevano trovare posti dove essere investiti o dove speculare, visto che nel mondo ‘ricco’ i tassi erano fondamentalmente a zero, e così, si sono diretti nei paesi emergenti creando una nuova enorme bolla. Che ora, con il cambio della politica monetaria, rischia un’esplosione catastrofica.
E c’è ben poco che le autorità di questi paesi possono fare. Alzare i tassi per proteggere la moneta strozza anche l’economia, e si è dimostrato nelle varie crisi valutarie – come quella molto simile del ’98 in Asia, inutile – l’utilizzo di riserve monetarie per proteggere la moneta, può funzionare solo in caso di crisi temporanea o enormi riserve.
E le riserve estere argentine, sono scese di oltre il 30 per cento nell’ultimo anno, al di sotto di 29 miliardi dollari.
Le riserve sono cadute di più di 2,3 miliardi di dollari solo questo mese, nel tentativo della banca centrale di difendere il nuovo tasso di cambio – più di dieci volte quello che già perso in tutto dicembre.
Alla fine del giorno, l’unico mezzo che avranno, sarà ripristinare un ferreo controllo di capitali. Con tutte le conseguenze del caso a livello globale.