Crisi degli ‘emergenti’: banca russa vieta ‘prelievi’ ai clienti

Vox
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“Bloomberg riferisce che ‘My Bank’ – uno dei primi 200 istituti di credito russi – ha introdotto un divieto assoluto di prelievo di contanti fino alla prossima settimana. Il tutto potrebbe essere in connessione con l’attuale crisi dei cosiddetti ‘paesi emergenti.

La ‘soffiata’ arriva da una persona che lavora all’interno del call center ‘My Bank’, anche se i funzionari della banca hanno rifiutato di commentare.
Sabato scorso è emerso che la banca HSBC ha limitato i grandi prelievi di contante per i clienti del Regno Unito da 5000 sterline in su, costringendoli a fornire la documentazione su come hanno intenzione di spendere i soldi, una forma di controllo del capitale che sempre più banche stanno cominciando ad adottare.

A questo è seguita la storia, che poi si è rivelata falsa, ma che ha causato nervosismo sul mercato, che le banche commerciali cinesi erano state obbligate a sospendere i trasferimenti di denaro. Rumors che seguono il crack di China Credit Trust, il cui default sulla restituzione di investimenti da 500 milioni di dollari è stato evitato in extremis dal governo cinese. Questo ha evitato, per il momento, un effetto domino sugli oltre 6 trilioni di dollari di prestiti esistenti nel sistema bancario parallelo cinese. E scongiurato un caso “Lehman” alla cinese. Ma il problema rimane.

Come riportato a novembre, anche la banca d’affari Chase Bank ha recentemente imposto restrizioni che impediscono ai clienti di ritirare più di $50.000 di attività contanti al mese, così come il divieto dei clienti aziendali di inviare bonifici internazionali.

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La seconda fase della Crisi Finanziaria Globale potrebbe prendere origine questa volta dai paesi emergenti. Ed originarsi dalla riduzione del denaro che la Fed immette sul mercato e che, inevitabilmente, negli anni scorsi ha inondato di valuta i questi paesi. Il prosciugarsi dell’effetto Fed ha, ed avrà sempre di più, come conseguenza, un’improvviso ritiro degli investimenti dai paesi emergenti. Per questo Turchia , India, Brasile e una serie di altri paesi sono costretti a stringere la politica monetaria per fermare la fuga di capitali, nonostante una crescita anemica che avrebbe invece bisogno di una riduzione dei tassi.

La banca centrale della Turchia nella notte di martedì ha alzato i tassi di interesse al 12pc dal 7.75pc in una riunione di emergenza nel tentativo di difendere la propria valuta.

La mossa è arrivata dopo che l’India ha alzato i tassi di un quarto di punto all’8pc per soffocare l’inflazione e sostenere la fiducia sulla decrepita moneta nazionale, la Rupia.
Anche la Banca centrale del Sudafrica ha deciso di alzare il tasso d’interesse portandolo dal 5,00 al 5,50% con un incremento di 50 punti base.

E oggi, la Fed ha proseguito nel taglio degli acquisti di Bond di altri 10 miliardi di dollari a 65 miliardi di dollari al mese. Il che significa meno dollari facili circolanti nel mercato dei capitali.

La situazione rischia di mimare, con effetti però più devastanti e globali, quello che è successo nella crisi dell’Asia orientale nel 1997-1998, quando l’effetto domino ha spazzato la regione.
Fuga di capitali dai paesi emergenti, che provano ad alzare i tassi per evitarla e con questo uccidono la crescita economica dando il là ad un circolo vizioso di nuove fughe di capitali. Alla fine arrivano i controlli dei capitali. E, in questo contesto, si possono inserire questi strani blocchi dei prelievi e delle transazioni.