Lacrime di coccodrilli antirazzisti: prima li sposano, poi si lamentano

Vox
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Promette battaglia Alice Rossini, madre di Huoda Emma, la bambina rapita due anni fa dal padre e portata in Siria. Insieme al suo avvocato Luca Zita si dice pronta a portare lo Stato alla Corte europea per i diritti dell’uomo per chiedere un risarcimento danni.

Nel dicembre del 2011 la piccola Emma fu portata via dal padre, Mohamad Kharat, e grazie ad un’amica complice, riuscì ad arrivare nella sua terra natale, la Siria. Da quel giorno sono stati moltissimi gli appelli lanciati dalla madre affinchè lo Stato riporti a casa Emma, cittadina italiana. La guerra che sta interessando lo stato mediorientale ha però bloccato i rapporti fra Italia e Siria e con questo anche l’azione dello Stato.
Settimana scorsa alla Camera dei Deputati, con un’interrogazione del deputato del Movimento Cinque Stelle, Manlio Di Stefano ha chiesto conto sulla situazione al Governo. Secondo il viceministro degli esteri Lapo Pistelli, la bambina sarebbe uscita dall’Italia con un documento valido per l’espatrio, sottoscritto anche dalla madre, che invece ha sempre sostenuto il contrario.
Per questo Alice Rossini ha deciso di trascinare lo Stato alla corte europea dei diritti dell’uomo: il prossimo 30 gennaio al tribunale di Monza comincerà il processo per sottrazione di minore in cui è imputato Moahamd Kharat. Dopo partirà l’azione contro lo Stato italiano.

Una decisione forte arrivata anche dopo che la trasmissione le Iene su Italia Uno, è riuscita tramite il suo inviato Pablo Trincia a raggiungere il padre in Siria e intervistarlo.

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A lei dovrebbero essere chiesti i danni, per i problemi dati alla comunità a causa di un suo capriccio.
Prima sposano i fanatici, ti chiamano ‘razzista’ se parli contro il loro profondo desiderio di autodistruzione nell’infilarsi in una relazione mista, e poi si lamentano. Sono i ‘misteri’ della modernità.
Epoca nella quale gli stolti hanno tutti i diritti: di sbagliare prima, e di lamentarsi poi. Andando a fare le vittime in tv: qui la vittima è una sola, quella povera bambina. Che è, evidentemente, vittima del padre, ma anche della madre, che l’ha fatta nascere in un contesto nel quale nessuno dovrebbe nascere. Ma se lo dici, se lo scrivi: sei razzista. Salvo poi chiedere aiuto ai razzisti.

Da un’occhiata veloce alla foto, tutti i pre-giudizi – e le statistiche – sulle donne che entrano in una relazione mista, vengono confermati.

Non si comprende quali sarebbero le responsabilità dello Stato, tranne quella di averle concesso la libertà di sposare chi non doveva.

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Fonte: Identità.com