Dati choc, quelli forniti dalla Cisl su elaborazione di dati Inps. Dopo la mattanza degli ultimi anni, altri 200.000 lavoratori rischiano la perdita del posto.
Per l’esattezza, i lavoratori a rischio di perdita del lavoro sono 208.283. Le aziende in crisi coinvolgono circa 120.000 lavoratori. L’Osservatorio Cisl rileva che il numero di esuberi ammonta in media al 15% dei lavoratori delle imprese, 18 delle quali (per 2.300 dipendenti) hanno dichiarato la cessazione di attività.
Nel 2013 intanto, la cassa integrazione ha nuovamente superato il miliardo di ore autorizzate, viaggiando a ritmi di circa 90 milioni di ore mensili, senza alcun accenno a un’inversione di tendenza. Segno inequivocabile della crisi economica che imperversa. Dalle ore di cassa in deroga autorizzate sono esclusi gli ultimi 3-4 mesi dell’anno, in quanto in tutte le Regioni le autorizzazioni sono ferme in attesa del rifinanziamento che il Governo continua ad annunciare, ma che ancora non si è concretizzato. “Quel che è ancora più preoccupante – sottolinea l’Osservatorio – è che si è accentuato il passaggio da cassa integrazione a disoccupazione: complessivamente nei primi 11 mesi del 2013 si registra un aumento del 32,5% delle domande di disoccupazione, Aspi, mobilità presentate nello stesso periodo del 2012. I dati sulle ore complessive autorizzate di Cassa integrazione nel 2013, distribuiti per regioni, mostrano una netta concentrazioni in Lombardia (23,4%), in Piemonte (12%) e in Veneto (10,1%)”.
Anche se il Pil dovesse rimbalzare – qualunque cosa, una volta caduta rimbalza, anche i cadaveri -, la disoccupazione continuerà a salire. E’ il noto fenomeno della isteresi: l’impatto della crescita o della decrescita sull’occupazione è ‘ritardato’.