Dopo il caso di un piccolo comune lombardo, il Tar della Lombardia colpisce ancora nella sua arroganza. E lo fa giudicando il piano regolatore della città di Brescia: obbligando il Comune a prevedere la costruzione di una nuova mega-moschea.

Il tribunale amministrativo con smanie politiche, infatti, accoglie il ricorso presentato dall’associazione islamica Muhammadiah, perché il Pgt non ha tenuto conto delle esigenze dei cittadini di fede diversa dalla cattolica, non prevedendo spazi e attrezzature per l’esercizio del culto islamico. Come se abitassimo in Arabia e come se, forse ai giudici amministrativi è sfuggito, l’Italia avesse firmato un qualche concordato con l’Islam: non ne sono stati firmati. La Repubblica non riconosce l’Islam come religione ufficiale.

Secondo il Tar, sarebbe una ‘discriminazione’ urbanistica: nel Pgt l’edificio che accoglie la moschea di via Volta – gestita da Muhammadiah stessa – è stato fatto rientrare nel nucleo di antica formazione, mentre in base a tipologia e contesto urbano non avrebbe dovuto esserlo – affermano i giudici amministrativi della sezione bresciana. In sostanza: con questo Pgt la moschea non può essere ampliata, grave discriminazione.

Visto che a Brescia ora governa una giunta islamofila, c’è da essere certi che, come nel caso della «moschea» di via fratelli Bonardi, sceglierà di non ricorrere contro questa sentenza anti-democratica che riguarda un Pgt approvato dalla precedente amministrazione.

In breve, questa sentenza, come l’altra che la precede, obbliga i Comuni a prevere almeno una moschea in ogni città o paesi italiani. E senza limite di espansione: è un via libera all’invasione edilizia dopo quella dei barconi.

Devono essere fermati.

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