È la pena inflitta a Simone di Stefano, vicepresidente di Casapound – ma questo non c’entra nulla, è un cittadino italiano, punto – che sabato scorso, durante la manifestazione di protesta davanti alla sede del Parlamento Europeo, si è arrampicato su una scala e ha osato staccare quella bandiera che rappresenta l’oppressione dei popoli.
Di Stefano era stato arrestato sabato con l’accusa di furto aggravato e ha subìto questa mattina un processo per direttissima in cui il giudice ha convalidato l’arresto, e ha disposto la sua scarcerazione con l’obbligo di firma bisettimanale. Davanti al tribunale decine di cittadini si erano riuniti pacificamente per chiedere la liberazione del dissidente, sventolando bandiere tricolore e scandendo slogan contro Ue, governo e artiti, “pieni di corrotti e massoni”.
Il difensore di Di Stefano, l’avvocato Domenico Di Tullio, ha spiegato: “Il mio assistito ha anche fatto ritrovare la bandiera. Il suo è stato un gesto dimostrativo nell’ambito di una manifestazione assolutamente pacifica”. Per questo il giudice monocratico Carlo Sabatini ha concesso le ‘attenuanti’: per la vicenda il pm Simona Sgro aveva chiesto sei mesi di reclusione e 180 euro di multa.
Siamo alla follia.
Invitiamo tutti a bruciare le bandiere di quel mostro chiamato Ue durante le manifestazioni di protesta. Non importa l’appartenenza politica, siamo tutti italiani.
Si tenga bene presente che quel tragicomico, miserabile, goffo straccio blu col cerchio di stelle gialle al centro, non è una bandiera di Stato. Tutt’al più sarà un simbolo “esoterico”. Siccome la “unione europea” (sia maledetta) non è uno Stato. Pertanto, bruciare il suddetto straccio non integra reato di vilipendio a bandiera di Nazione (cfr articolo 299 del Codice Penale).