La donna che crede di essere un cavallo e l’uomo bambola

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Gioco Pony tossicodipendente, Nicole, si prepara per una giornata di divertimento alla stalla.

Nicole ha 31 anni, e crede di essere un cavallo. Sa di avere una forma umana, ma sente di essere ‘un cavallo intrappolato in un corpo da donna’. Per questo fa di tutto per somigliare all’animale: indossa una maschera, zoccoli, ‘galoppa’ e si rotola nel fieno.

Nicole, che è dipendente da gioco pony, si mette la maschera per trasformare in un cavallo.
Justin Jedlica, invece, è un 32enne di New York che ha speso 158 mila dollari in chirurgia estetica per somigliare il più possibile a quello che si sente di essere: ‘una bambola vivente’.’Living doll’ che è ossessionato con ottenere interventi di chirurgia estetica.

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In tutto, Justin ha avuto circa 125 procedure cosmetiche per farlo sembrare sempre di più come una bambola, compresi gli impianti protesici di bicipiti, tricipiti,  cinque rinoplastiche e interventi alla fronte.

La patologia che colpisce questi due individui, non è dissimile da quella che fa credere ad alcuni uomini di essere ‘donne intrappolate in un corpo maschile’. Ciò che differenzia queste situazioni non è, la ‘qualità’, ma la quantità di chi ne è colpito: è solo la relativa diffusione dei secondi rispetto ai primi, a determinare il fatto che i trans non vengano considerati ‘malati’. Ma qualitativamente siamo in presenza dello stesso problema. Che non viene affrontato, perché siamo vittime dell’ideologia che, terrorizzata dal ‘discriminare’, finisce per non distinguere più ciò che è un modo di essere da ciò che, invece, è malattia.

E i primi a subirne le conseguenze sono gli stessi malati, che in questo modo non vengono curati ma ‘assecondati’ nella loro patologia.