‘Cura’ funziona: crollano stipendi, Ue soddisfatta

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832 euro l’anno, è, come rivela uno studio di Bankitalia, quanto ogni anno la tenaglia euro-immigrazione ha ridotto lo stipendio medio netto: passato da 1328 euro del 2010 ai 1264 euro del 2012. La concorrenza a basso costo degli immigrati e l’effetto soffocante della moneta unica stanno asfissiando l’economia.

Del resto è il progetto della Ue e di chi la sostiene. Anche se viene velatamente taciuto: comprimere gli stipendi per abbassare il costo del lavoro e poter così riguadagnare competitività senza l’effetto svalutazione di una moneta nazionale. Quindi, dal loro punto di vista, la ‘cura’ dell’austerity e dell’immigrazione funziona.

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La compressione dei salari è l’obiettivo, per tornare competitivi in una Globalizzazione ‘verso il basso’. Che è poi quanto avvenuto con il sedicente ‘miracolo tedesco’: stipendi reali scesi per ‘rubare’ pezzi di export agli altri paesi. Con la differenza che, per loro, l’Euro è un Marco debole, per noi, una Lira forte.

Un calo, rileva la Banca d’Italia, che non ha colpito una fascia specifica di popolazione, ma che è stato generalizzato per tutti i settori produttivi e per tutte le aree geografiche. Al Sud e nelle Isole la riduzione delle retribuzioni tra il 2012 e il 2010 è stata di 62 euro al mese, al Centro di 65, nelle Regioni del Nord Est di 64 euro e in quelle del Nord Ovest di 62 euro al mese. A livello settoriale, il più colpito è stato il comparto dei servizi (-70 euro i servizi di mercato e -71 euro quelli non di mercato). Il settore privato ha risentito della crisi con una contrazione di 60 euro, le costruzioni di 34 euro al mese e l’industria in senso stretto di 47 euro.