Non c’è pace nella società multietnica, perché ognuno vuole imporre le sue tradizioni – chiamiamole così – non bastavano le islamiche con il burqa, ora ci sono anche i Sikh come i loro turbanti.
Non se lo tolgono mai. E’ la loro religione. Ormai ogni capriccio degli immigrati è la loro ‘religione’, è la loro ‘cultura’ e via cianciando.

Il problema del turbante sikh è nuovo in Italia, ma non in altri paesi ‘più avanti’ – diciamo così – sul percorso dell’invasione.

E se, nel caso di una partita l’arbitro, ovviamente, chiede al ragazzo di togliere il copricapo “oppure non puoi giocare”, allora scatta l’allarme ‘rassismo’. E il giornale tenuto artificialmente in vita dalle banche, il Corriere della Sera, lo definisce un ‘episodio di intolleranza’ e una ‘richiesta assurda’, e descrive il sikh come ‘amareggiato e increduto’.

“Un gesto vergognoso”, lo definiscono i dirigenti della sua squadra che hanno denunciato l’episodio alla Figc.

Assurdo e vergognoso è che qualcuno, nell’anno del Signore – oh, sara mica ‘rassismo’ scrivere ‘Signore’ – 2013, quasi 2014, creda che se si toglie il turbante fa peccato. Nulla in contrario alle tradizioni bizzarre, ma se uno ci tiene così tanto, le vada a vivere a casa sua. E ancora più assurdo e quasi comico, è che trovi qualche giornalista a dargli ragione. Magari lo stesso giornalista che irride le tradizioni religiose occidentali. Perché per questi fanatici dell’integrazione, questa, significa che noi si accettino tutte le bizzarrie degli ospiti. Non che loro si adeguino alle nostre.

Ah, da domani, un mio amico vuole passeggiare senza mutande. Glielo impone la sua nuova religione. E se qualcuno protesta è ‘rassista’.