Luxuria sconvolto/a perchè Putin non accetta la dittatura gay

Vox
Condividi!
Trieste – Alcune centinaia di omosessuali, guidati da Vladimir Luxuria, hanno manifestato contro il presidente russo Vladimir Putin, colpevole di aver introdotto nella sua nazione una legge che vieta la propaganda omosessuale. La protesta, denominata SOS Russia, si è svolta durante il vertice intergovernativo Italia-Russia, a Trieste. «Lancio un appello a Berlusconi: diventa gay. Lo ha detto pure Putin, il tuo amico di dacia: se fossi omosessuale non verresti processato. Certo, noi non ci faremmo una grande figura come categoria…». Queste le ridicole dichiarazioni di Luxuria. «Oggi nessuno parlerà a Putin dei diritti civili», incalza Luxuria. “È giusto che al vertice si parli di economia, ma io vorrei che il mio primo ministro chiedesse delle garanzie a Putin: se un’azienda russa rilevasse una compagnia italiana, i lavoratori omosessuali rischierebbero di subire discriminazioni?».  Immaginate Letta che pone questa domanda e la reazione di Putin, probabilmente penserebbe di aver incontrato un matto.

Diritti civili è un’espressione che in sostanza significa matrimoni e adozioni gay, ma per fortuna la Russia non è l’Europa e difficilmente il Vladimir dell’Est farà concessioni di questo tipo. Credono nella coppia naturale uomo-donna da quelle parti, il degrado morale non si è ancora diffuso. Luxuria ha poi manifestato preoccupazione per il clima culturale che si diffonde a Est dell’Europa, clima non favorevole ai capricci delle minoranze rumorose e attento ai bisogni, alle esigenze e soprattutto ai valori delle maggioranze silenziose e moderate.

Vox

 

 «Trieste è la nostra porta sull’Oriente. Ma deve restare chiusa al vento d’intolleranza che spira da quelle terre, ben più gelido della bora: in Serbia gli hooligan impediscano che si svolga il Gay Pride, l’Ungheria è in piena deriva omofoba, la Croazia domenica va alle urne per specificare nella Costituzione che il solo matrimonio possibile è fra uomo e donna. E ora in Russia c’è questo – purtroppo mio omonimo – che è convinto di poter misurare la virilità sulla base delle cinture di judo». Grandi applausi e facce intirizzite, prima dell’ultima puntura di spillo che gli organizzatori riservano al Comune: «Com’è possibile che un anno fa abbiate intitolato la sala stampa ad Anna Politkovskaja e ora ne ospitiate il carnefice?». In piazza solo un cartello ricorda i militanti di Greenpeace detenuti in Russia: l’organizzazione ha preferito non aderire per evitare ritorsioni. Un mese fa, nel corso della regata “Barcolana”, un suo gommone aveva dato l’assalto alla barca sponsorizzata da Gazprom.