L’allarme ‘involontario’ del Corriere: con immigrazione e zingari sarà boom di Tubercolosi

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CASI IN AUMENTO – Le forme pediatriche comportano poi problemi di gestione e terapia ancor più complessi. Per quanto riguarda la vaccinazione, non ha un’efficacia del 100% e ha una durata di 10-15 anni.

Nei prossimi anni dobbiamo attenderci un aumento del numero dei casi di tubercolosi, vuoi per la crescita del numero di immigrati che la importeranno dal loro paese di origine, e vuoi, per il costante aumento che si registra nella nostra città di senzatetto (secondo le associazioni di volontariato aumentati del 15% nell’ultimo anno), in parte determinato dalla saturazione delle strutture di accoglienza oggi esistenti. La nostra rete sanitaria di controllo funziona, bisogna solo gestirla al meglio, potenziandola e implementandola, ma la vera prevenzione si giocherà a livello sociale, sulle strutture di accoglienza, sulle condizioni di vita nei diversi campi rom, sui senzatetto, perché la tubercolosi è una malattia sociale.

http://milano.corriere.it/milano/notizie/cronaca/13_novembre_15/tubercolosi-casi-aumento-prossimi-anni-combatterla-rafforzando-rete-servizi-sociali-d8645704-4dee-11e3-a50b-09fe1c737ba4.shtml

Questo è il modello di società che ci invitano a seguire i soloni dell’accoglienza. I malati di Kyenge.
Una società, dove ‘rassegnarsi’ al ritorno della Tubercolosi. Una società, dove l’immigrazione causa il ritorno di malattie scomparse, causa il costante aumento dei senzatetto che, in una spirale perversa, aumenta ancora di più il rischio epidemico.

Una società dove gli zingari si accampano nelle nostre città. Senza che alcun politico o magistrato muova un dito. Campi nomadi che sono ‘bombe epidemiche’. Con gli ospiti imposti nelle scuole: per diffondere meglio le epidemie.

Questo articolo del Corriere è un ‘articolo shock’: ammette candidamente dove porta l’immigrazione. Ma non dà alternative, presenta il tutto come ‘inevitabile’.

La crescita del numero di immigrati che la importeranno dal loro paese di origine, dice. Ma tutto ciò non è inevitabile. Nessun dottore ci ha ordinato di farci inondare di immigrati. Non sta scritto da nessuna parte che debbano esistere i campi nomadi. Nessun Dio, né nessuna legge divina ci impone di prepararci ad una società dove le epidemie sono ‘normali’.

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E la conclusione dell’articolo è nell’alveo della in-cultura immigrazionista: dobbiamo ‘prevenire’, dice. La prevenzione inizia a Lampedusa. Inizia alle frontiere. E’ lì che si gioca il nostro futuro.

Dobbiamo scegliere: o ci ‘adeguiamo’ alla società così ben descritta dal Corriere – gli è sfuggita, a volte capita anche ai migliori propagandisti di regime – oppure ci ribelliamo. La prima opzione non è neanche contemplabile.

E non basterà, fare controlli sanitari, c’è un’unica strada: respingere gli immigrati da paesi ad alto rischio:

TEST NON ATTENDIBILI AL 100% – La diagnosi di TBC può essere difficile, infatti il test tubercolinico (Mantoux) e i test su sangue hanno un’affidabilità buona ma non del 100%: qualche caso può comunque sfuggire.

L’Africa e la Romania, con il suo carico di zingari e i lasciti del sistema sanitario di Ceausescu: è da lì che arriva l’epidemia.

Il futuro inizia ora. E’ oggi che mettiamo le basi alla società di domani. E la società multietnica è la società del degrado: morale, economico, sociale e sanitario.

Ci stanno invadendo. Questa è guerra. E’ un genocidio con altri mezzi.

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Fonte: Identità.com