Per comprenderne l’età, scienziati uccidono l’essere vivente più antico del mondo

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Nel 2006, gli ‘esperti’ di ‘global warming’ della Bangor University, nel nord del Galles, hanno trovato un mollusco molto particolare durante il dragaggio dei fondali dell’Islanda. A quel tempo gli scienziati, per scoprirne l’età, contarono gli anelli sul guscio interno stabilendo che il mollusco aveva la veneranda età di 405 anni.

Purtroppo, aprendo la vongola, che gli scienziati chiamano “Ming”, hanno ucciso la creatura all’istante.

Oggi i ricercatori hanno determinato che i calcoli originali dell’età di Ming erano sbagliati, e che la defunta vongola era in realtà 102 anni più vecchia di quanto originariamente pensato. Ming aveva 507 anni di età al momento della sua scomparsa. Questo ci regala un’intuizione filosofica su quanto sia ‘delicata’ la verità, così delicata, che nel ricercarla si rischia di ‘ucciderla’. Come se il sacrificio fosse l’unico modo di giungere alla verità. E quanto la curiosità, generalmente ‘la spinta’ alla conoscenza, possa anche portare alla distruzione.

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Esulando, ma non troppo, dal tema, le monache Jainiste indossano un piccolo velo sulla bocca – tipo chirurgo – per non ‘uccidere esseri viventi con il respiro’. Perché ‘azione’ significa ‘distruzione’: è la vita. Vita che nasce sempre dalla distruzione di qualcos’altro. E’ un processo creativo – terribile – che i Jainisti non accettano.

‘Ming’ è, anzi era, la creatura vivente più antica mai scoperta.

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