Rapporto: la Deflazione si abbatte sull’Italia, taglio tassi tardivo

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Jonathan Tepper, di Variant Perception,  ha rilasciato un report economico sul rischio di deflazione in Italia,  il tutto prima del taglio dei tassi, di emergenza, fatto dalla Bce questa mattina.

Il primo grafico mostra l’inflazione in caduta libera. Il tasso base al netto delle tasse imposte dalla Ue – in sostanza l’aumento Iva che ‘droga’ l’inflazione – sarebbe in realtà ancora peggiore. Per i neofiti: l’inflazione non è un ‘male’ in sé, lo è in certe condizioni e a certi livelli. In realtà la ‘deflazione’ ha effetti ancora più pervasivi e difficili da curare, una volta che si innesta nel Sistema economico: il Giappone insegna.

La seconda mostra la traiettoria del debito. E come scrive Pritchard sul Telegraph di oggi, questi due ‘numeri’ sono ovviamente collegati. Uno è funzione dell’altro. Più l’inflazione scende, più ‘servire’ il debito diventa proibitivo, perché il denaro ‘vale di più’, e quindi il debito cresce in termini reali.   E cresce in termini percentuali sul Pil quando la crescita è assente.

Più basso è il tasso di inflazione,  peggiore diviene la traiettoria del debito, ceteris paribus, scrive Pritchard. Dopo Grecia e Spagna tocca a noi.

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E  l’Italia non è un ‘cattivo alunno’, ha fatto tutto quello che la Ue ha ordinato. Abbiamo un avanzo di bilancio primario – differenza tra spese e incassi dello Stato prima del pagamento degli interessi sul Debito –  del 2.5% del PIL.  Una enormità senza paralleli nel mondo occidentale.

Scrive il rapporto di Variant, che la “diminuzione dei salari perpetua la dinamica deflazionista, che diventa più perniciosa e ulteriormente radicata più a lungo persiste.

Il valore reale del debito cresce con la deflazione. L’Italia entrò in crisi con un rapporto Debito/PIL  elevato, e questo continua a crescere a un ritmo allarmante. Non passerà molto tempo prima che gli investitori comincino a notare e dedurre il  finale di partita: il default.

Con un debito insostenibilmente alto, la deflazione che erode la crescita, e un sistema bancario gravato e meno in grado di fornire supporto, a causa degli stress-tests della BCE, la capacità dell’Italia di accedere ai mercati di finanziamento entrerà in questione di nuovo.

Questo lascia due finali possibili: o una ristrutturazione del debito, o un cambiamento di rotta da parte della BCE – che comporta ingenti acquisti di debito italiano. O la terza opzione, aggiungiamo noi, l’unica in grado di curare la patologia alla radice: l’uscita dall’Euro.

Il taglio dei tassi, azione quasi dettata da una situazione di ‘panico’, praticato oggi dalla Bce, è un misero fiammifero accesso nel deserto ghiacciato della recessione.