Sel e Pd vogliono più immigrati nelle classi, anche se non conoscono l’italiano

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Nei salotti televisivi ed istituzionali frequentati da sedicenti intellettuali da operetta, l’immigrazione viene descritta come un fenomeno positivo e gli immigrati come una risorsa. Nella realtà quotidiana, invece, l’immigrazione mostra il suo vero volto e i problemi non mancano di certo. In una scuola media di Bologna, nel quartiere San Donato ad alta presenza di immigrati, il preside è stato costretto ad istituire un’apposita sezione sperimentale del primo anno destinata esclusivamente agli alunni stranieri. Nessuno di loro parla italiano e sono giunti in Italia di recente a seguito di ricongiungimento familiare. Una scelta sensata, in considerazione dei gravi problemi che avrebbero potuto creare  agli alunni italiani se smistati nelle varie classi.

La scelta però non è piaciuta ai soliti fanatici del nuovo culto chiamato integrazione o inclusione. Il Consiglio d’istituto ha espesso il suo disappunto in una lettera inviata al Coordinamento dei Consigli d’istituto, nella quale viene criticata la decisione presa dal preside Emilio Porcaro. «La separazione degli stranieri dagli italiani ha il risultato immediato di dividere», ha tuonato Roberto Panzacchi, ex consigliere comunale, che presiede il Consiglio costituito anche da Alessia Orsi, Stefania Santini, Stefano Iotti e Teresa La Torretta.

«Gli alunni stranieri – hanno scritto – non parleranno in aula con altri italiani e avranno come unico riferimento italiano solo l’insegnante, annullando tutte le potenzialità dell’educazione tra pari. Una scelta del genere contrasta con i principi di inclusione e di confronto a cui la scuola si deve ispirare». Capito? Le scuole italiane non servono per istruire ed educare i figli degli italiani, servono per includere i figli degli immigrati. «Questa soluzione non sarà l’anticamera della riproposizione delle classi differenziali? Educheremo i nostri figli in modo da far capire loro che la separazione insegna meglio dell’integrazione?». Sono ossessionati dalla loro religione e sono disposti a danneggiare i figli degli italiani pur di professarla.

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Non poteva mancare l’intervento di Sel, il partito estremista che idolatra zingari e immigrati. Il consigliere Mirco Pieralisi ha parlato addirittura di «arretramento pedagogico e culturale» e il deputato Giovanni Paglia ha fatto un’interrogazione al ministro dell’Istruzione per chiedere di «cancellare» la classe. Sandra Zampa, deputata del Pd e vicepresidente della commissione Infanzia e adolescenza ha avuto una reazione isterica: «È assurdo, quei bambini vanno reintegrati al più presto», ha detto. Degli alunni italiani e degli inevitabili problemi causati al loro percorso scolastico dalla presenza di ragazzini che neanche parlano l’italiano, non gli frega nulla. Loro vivono per “includere” gli immigrati. E’ il mondo alla rovescia in cui viviamo oggi.

Il preside dell’istituto comprensivo 10, Porcaro, ha respinto le critiche. «La 1^A sperimentale è stata istituita per dare una classe a ragazzi arrivati ad agosto in Italia e per evitare l’abbandono scolastico». «Alle Besta — spiega Porcaro — sono arrivate 18 famiglie che, con il ricongiungimento familiare, avevano appena riavuto i figli, la maggior parla poco la nostra lingua. Stavano cercando di iscriverli in diverse scuole e alle Besta c’era lo spazio. Quindi ho chiamato l’Ufficio scolastico e ho chiesto l’autorizzazione per le ore, che ho ottenuto, e ho chiesto agli insegnanti se volevano assumersi l’onere di un progetto di formazione e integrazione. Ne è nato un piano, grazie alla voglia di mettersi in gioco dei miei docenti, che va nella direzione di aiutare quei ragazzi». E poi, aggiunge Porcaro, non c’è alcun isolamento dei 22 ragazzi: «Fanno diverse materie con i compagni di altre classi, mangiano insieme e partecipano alle uscite con gli altri».

Dire che senza l’immigrazione l’Italia avrebbe meno problemi è razzista? Vuo dire che la verità è razzista.