Ripresa, crolla mercato auto: si torna a livelli anni ’70

Vox
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Si torna ai livelli degli anni ’70. Calano di oltre il 5% le immatricolazioni di auto nel mese di ottobre. A ottobre la motorizzazione ha immatricolato 110.841 autovetture, con una variazione di -5,58% rispetto a ottobre del 2012 quando ne furono immatricolate 117.397.

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“Il governo intervenga sui costi di gestione e sui carichi fiscali che gravano sull’automobile per attivare l’inversione del trend negativo che ci accompagna da 41 mesi e spingere il 2014 verso risultati più consoni per il mercato italiano”, chiede l’Unione Nazionale Rappresentanti Autoveicoli Esteri (Unrae)-

“Il mercato dell’auto continua nel suo ciclo negativo apertosi 41 mesi fa – ha commentato il presidente di Federauto Filippo Pavan Bernacchi – una nuova spia rossa lampeggiante, quindi, si è accesa sul cruscotto del settore automotive”. I dati del ministero dei Trasporti segnalano che a ottobre,sono stati registrati 397.772 trasferimenti di proprietà di auto usate con un crollo del 2,27% rispetto ad ottobre 2012 quando ne furono registrati 407.005. A settembre sono stati, invece, registrati 329.466 trasferimenti di proprietà di auto usate, con un rialzo del 6,47% rispetto a settembre dell’anno prima quando ne furono registrati 309.440. A ottobre il volume globale delle vendite (508.613 autovetture) ha dunque interessato per il 21,79% auto nuove e per il 78,21% auto usate. Nel periodo gennaio-ottobre 2013 la Motorizzazione ha in totale immatricolato 1.111.520 autovetture, con una variazione di -8,02% rispetto al periodo tra gennaio e ottobre del 2012 durante il quale ne furono immatricolate 1.208.470. Nello stesso periodo di gennaio-ottobre 2013 sono stati registrati 3.446.888 trasferimenti di proprietà di auto usate, con una variazione di +0,59% rispetto a gennaio-ottobre 2012, durante il quale ne furono registrati 3.426.613. Secondo Roberto Bolciaghi, presidente dell’associazione dei concessionari Renault, “a parte l’instabilità politica, che non ci fa bene, e l’incerto incedere dell’economia italiana, i mali primari che impediscono alla domanda di esprimersi con numeri adeguati sono la pressione fiscale e i costi di gestione. Ormai è dimostrato che ogniqualvolta lo Stato aumenta le tasse incassa sempre meno. Questo perché si contrae la domanda e i fatturati diminuiscono ingenerando un circolo vizioso che fa bruciare centinaia di migliaia di posti di lavoro”.