Barilla a novanta gradi: scatta la marchetta ai gay

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Ridicola genuflessione della Barilla, dopo l’altrettanto ridicola polemica sulle frasi, ovvie, pronunciate da Guido Barilla: l’azienda, su pressione di banche internazionali – si parla di Godlman Sachs – ha annunciato due iniziative su “diversità, inclusione e responsabilità sociale”.

Le minacce, di morte, da parte di associazioni gay sempre più arroganti, e finanziarie, da parte dei killers bancari, hanno funzionato: “Sul dibattito riguardante l’evoluzione della famiglia ho molto da imparare”, la prima retromarcia dell’evidentemente poco eroico Guido Barilla.

“Diversità, inclusione e uguaglianza sono da tempo parte integrante della cultura, dei valori e del codice etico di Barilla. Questi si riflettono nelle politiche e nei benefit offerti a tutto il personale, indipendentemente da età, disabilità, sesso, razza, religione o orientamento sessuale”, ha affermato oggi l’amministratore delegato Claudio Colzani. “Allo stesso tempo – ha concluso – il nostro impegno è volto a promuovere la diversità perché crediamo fermamente che sia la cosa giusta da fare”.

E così arriva la marchetta al mondo gay, con il “Diversity & Inclusion Board”, composto da esperti esterni a pagamento che aiuteranno Barilla a stabilire obiettivi e strategie concrete per migliorare lo stato di diversità e uguaglianza tra il personale e nella cultura aziendale in merito a orientamento sessuale. Tra le persone che entreranno a far parte del board David Mixner, leader mondiale della comunità Lgbt.

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E così si completa la genuflessione. Il che dimostra quanto pervasiva sia la dittatura omosessualista, se sono riusciti ad imporre, ad un’azienda privata, addirittura una sorta di ‘campetto di rieducazione’ interno, guidato dal capo dell’omosessualismo globale.

Genuflessione non certo causata da cali di vendite, anzi, le vendite erano salite. Ma da poteri finanziari. Banche, tra le quali lo sponsor globale dell’omosessualismo: la Goldman Sachs.
Che i gay non vengano a dirci che sono ‘discriminati’. Non dopo quello successo con Barilla, che è stata piegata dal potere omosessualista ad una umiliante, quando dannosa, ritirata culturale.

Quanto a Guido Barilla: le palle, o ce le hai, o non ce le hai. Lui, non ce l’ha. E oltretutto, anche dal punto di vista del puro marketing, è una retromarcia demenziale e dannosa: a parte il fatto che i gay, a malapena l’1% della popolazione, contano commercialmente nulla, una posizione si tiene, altrimenti rischi di scontentare entrambe le parti in causa, e perdere entrambe le ‘tipologie’ di consumatori. Con la seconda, tra l’altro, potenzialmente molto più numerosa.

Anche il ‘caso’ Barilla mette in evidenza lo iato tra paese percepito e paese reale: quello reale condivideva le parole del primo guido barilla, quello mediatico no. Ed è quello mediatico che appare.




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